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Livia Gionfrida

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Livia Gionfrida in Gioia Ph. Enrico Gallina

Livia Gionfrida

Il Teatro per la Vita

 
“Straordinaria densità culturale ed emotiva delle opere di Livia Gionfrida, regista, drammaturga e attrice di magica forza espressiva”. E ancora, per “il coraggio, nell’estrema fedeltà alla propria poetica. Il mettersi alla prova ogni volta in nuovi campi della ricerca, sensibile a ogni forma d’arte, sapendo rendere “popolari” anche le citazioni più colte e raffinate”.
Con questa motivazione l’Associazione nazionale dei critici di teatro assegna alla giovane artista il prestigioso premio per il 2018. E mi sembrano anche le parole più adatte per iniziare a scrivere di lei che proprio qui a Siracusa, la sua città di origine, ha dato un nome a quella dote che tanto le bruciava dentro, il teatro.
Gioia Ph. Duccio Burberi
 
Come i grandi talenti, la sua storia inizia sui banchi di scuola con il gruppo teatrale del liceo Gargallo. Dalla scatola dei ricordi saltano fuori allegre fotografie scattate durante gli spettacoli a Palazzolo Acreide, per il festival del teatro classico giovanile, l’inizio di un tenace cammino che la porterà a studiare con I.N.D.A., poi al D.A.M.S. di Bologna e infine a perfezionarsi al mestiere del palcoscenico con Luca Ronconi ed Elena Bucci, con i laboratori di Emma Dante e Davide Iodice. Tante le esperienze di questa siracusana che di strada ne ha fatta davvero tanta, come attrice e poi soprattutto come regista di spettacoli inediti che raccontano un mondo artistico sensibile e polimorfico.
Per Livia il teatro è Ricerca, oggi davvero rara fra gli autori, dove esplorare possibili linguaggi in nome di una raffinata estetica e con cui dare voce “agli spazi e ai territori di confine”, alle nuove generazioni. È Gioia, lo spettacolo con il quale si impone sulla scena nazionale vincendo il premio della critica, a svelare la sua anima artistica. Da regista e attrice condivide sul palco con gli spettatori le esperienze che hanno contrassegnato la sua carriera, insieme al collettivo di artisti del Teatro Metropopolare, da lei ideato e gestito sin dal 2007 a Prato. Nelle parole e nei gesti di Gioia, che si batte per un figlio difficile, “testa di legno”, ci sono le donne vittime di abuso, gli anziani, i richiedenti asilo e soprattutto i detenuti della casa circondariale di Prato, con cui ha costruito il suo Teatro: “Lavoro in carcere, dove da molto tempo conduco una singolare esperienza di ricerca teatrale – racconta - ho conosciuto in questi anni molti detenuti e conosco il duro impegno di chi, agenti e operatori, lavora all’interno degli istituti di pena. Il desiderio che ha fatto nascere Gioia non è stato dunque quello di tracciare un facile confine tra buoni e cattivi ma piuttosto quello di raccontare delle storie che in questi anni ho sentito maturare dentro di me”.
Inedito Scaldati © Rosellina Garbo
Inedito Scaldati © Rosellina Garbo
 
Con il suo tocco, il carcere maschile di Prato si è trasformato oggi in una “residenza d’artista” e il progetto del Teatro Metropopolare è entrato a far parte del Coordinamento Nazionale di Teatro in Carcere, a dimostrazione che è possibile il miracolo della cultura diffusa, per tutti, senza barriere, “poetica e popolare”.
Come l’energia che si trasforma, il teatro di Livia muta: in questi giorni è tornata a far parlare di sé con Inedito Scaldati, in scena al Biondo di Palermo, dal 23 marzo al 3 aprile, presso la sala Strehler. Dopo Pinocchio al Massimo di Catania, continua la ricerca dentro il mondo di Franco Scaldati, artista palermitano, fiabesco e shakespeariano, oggi da lei “ritrovato”. Livia ci prende per mano e ci conduce dentro un viaggio-laboratorio: “è un lavoro che vuole essere inedito non solo per l’uso di testi, davvero inediti, ma anche per l’approccio verso il maestro. Scaldati amava un teatro che riesce a tradirsi, a cambiare, a sperimentare. Lo spettacolo è “inedito” sulla spinta del desiderio di sperimentare la parola poetica anche con le nuove generazioni”.
È la prima tappa di un percorso di ricerca che sicuramente si arricchirà di lavori nuovi e itineranti. Intanto un poeta fantasma, di macbethiana memoria, un topolino e un popoloso condomino post-atomico, sono destinati a viaggiare per i teatri italiani, superando i troppo stretti confini palermitani e siciliani.
Gioia Ph. Enrico Gallina
 
E Siracusa? Nell’attesa che ritorni ancora e non solo come maestra di recitazione per la nostra Accademia del Dramma Antico, rileggiamo con voi alcuni pensieri di Livia sulla sua Siracusa, la città che ha lasciato ma a cui torna con il cuore. La città dove, forse, potrebbe tornare da regista di un itinerante Inedito Scaldati.
"Siracusa è tanti ricordi, io e la mia compagna di scuola che andavamo dentro l’Orecchio di Dionisio a toccare le pareti buie del fondo e sedute lì, immaginavano tutti quelli che lì dentro c’erano stati secoli prima. Riuscivo a sentirne le voci, gli odori …
Il ricordo delle mie radici è legato al mare. Davanti al Liceo in Ortigia. Mi fermavo a guardarlo e leggevo Ovidio, a volte prima della campanella di ingresso.
E poi Siracusa è una poesia “iper-popolare” di uno sconosciuto che la recitava in giro in Ortigia, credo facesse più o meno così:
“Aretusa, Aretusa, l’amuri ca purtasti na sta funtana ballannu e cantannu comu na suprana, passava ri sta strata Alfeo pi canusciri sta picciotta bedda e sapurita”.
Poi passava al discorso diretto “Aretusa, Aretusa ti vulissi parrari e ti vulissi riri ca siti bedda comu na rosa” e poi lui faceva anche la voce di lei “ Alfeeeo! Magari voi siti beddu e sapuritu e magari na sti pena addivintati lu me zito”.
Marzo 2022
Livia Gionfrida in Gioia
 
LUANA ALIANO

Insegna Storia dell’Arte, è Presidente dell’Associazione SiciliAntica per la provincia di Siracusa. Si è occupata di formazione e di didattica applicata ai beni culturali, ha lavorato in un Museo Etnografico a Noto, è stata cultore della materia nella Facoltà di Architettura, ha curato diverse pubblicazioni sul tema dell’innovazione tecnologica applicata ai beni culturali. Non poteva che scrivere per SiracusaCulture.