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I Giardini Storici di Siracusa

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I Giardini Storici di Siracusa

 
Nonostante l'attuale interesse e il fiorire di compendiosi testi sui giardini e ville italiane, i giardini dell'Italia meridionale e insulare restano ancora in penombra, con l'esclusione di quelli palermitani. In particolare, dei giardini siracusani, se si escludono i pregevoli contributi di Annalena Lippi Guidi, esiste una ridottissima letteratura. Ciò è dovuto innanzitutto alla loro esiguità numerica, derivante da una carenza culturale di respiro mediterraneo, ma anche a fenomeni più specifici come la vocazione militare della città di Siracusa, potentemente fortificata, la ridotta demografia, il decentramento del ceto nobiliare a Noto, la mancanza di un supporto di studi e ricerche agronomiche e botaniche, presenti a Palermo già in epoca borbonica e più tardi anche a Catania, ma non a Siracusa.
Latomie dei Cappuccini, Siracusa
Villetta Aretusa, Siracusa
 
Se questo è vero per la storia più recente, lo stesso non può dirsi per quella più antica di Siracusa. Massimo Venturi Ferriolo ha condotto uno studio per sfatare la presupposta ignoranza dell'uomo greco nei confronti del giardino, presente invece nella realtà della sua vita più di quanto generalmente si sia portati a credere. Secondo Pierre Grimal (1984) nella Magna Grecia e in Sicilia in particolare, si realizzarono i primi grandi giardini ornamentali del mondo greco. Gallia, scrittore favorito di Agatocle (317-289 a.C.), annotò le realizzazioni salienti confermando la presenza di una grande tradizione e cultura dei giardini siracusani: il Corno di Amalthea di Gelone e l'Orto di Gerone chiamato "Mito". Il Corno di Amalthea di Gelone sorgeva in contrada Targia «...un luogo di delizie, un bosco gran-demente ameno e lieto, irrigato da acque...», «...Lungo le mura era un orto bellissimo detto Mitone, fatto da Ierone il Tiranno, il quale di cultura e di fabrica era mirabile...» (come ne fa fede Ateneo nel 12° libro). Ma la fama di Gerone II (269-215 a.C.) è legata alla nota Nave Giardino "Syracosia", costruita grazie alla raffinata tecnica navale di Archia e al genio di Archimede. «...Sull'alto della tolda posavano un ginnasio, sentieri e aiuole di ogni sorta, lussureggianti di piante di grande bellezza e vigore, irrigate da canali nascosti e pergole di edera e viti rampicanti, sistemate in botti piene di terra che davano ombra alle passeggiate» (Biagio Pace 1921). Intorno all'inizio del primo secolo a.C., in piena dominazione romana, pur con la distruzione e il saccheggio avvenuti ad opera di Marcello, si avevano ancora notizie dei floridi giardini di Siracusa.
Ricostruzione della Nave Giardino Syracosia Ph. © Siracusa Reborn
Zona Umbertina, Ph. © Eliseo Lupo
 
Ma le vicende storiche confinarono per tanti secoli la residenza urbana dei siracusani in rigidi spazi dentro le mura di Ortigia, consentendo quindi un limitatissimo sviluppo di verde. l primi veri e propri giardini sorsero all'interno dei molti monasteri che furono fondati nel cinquecento. Dopo il terremoto del 1693 che distrusse quasi totalmente il patrimonio architettonico religioso e civile, nuovi giardini furono costruiti all'interno delle mura delle dimore e dei conventi. Gli elementi vegetali erano scarsi e si privilegiavano la vite e gli alberi da frutto. Dopo l'Unità d'Italia, nuove riduzioni e distruzioni del verde storico in Ortigia si verificarono negli interventi per riconvertire conventi e monasteri in uffici governativi e abitazioni di funzionari piemontesi. Le prime realizzazioni di verde pubblico furono la Villetta Aretusa, il Passeggio Adorno e più tardi i giardini del Foro Romano. Di carattere del tutto diverso erano i giardini fuori le mura di Ortigia dove l'aperta campagna era segnata da piccole proprietà e orti. Allontanandosi dalla città comparivano le masserie, la maggior parte settecentesche, organismi edilizi complessi ubicati al centro di tenute e di feudi. Nella generalità le masserie non possedevano veri e propri giardini. Quando c'erano, si limitavano a piccoli spazi circoscritti sul prospetto posteriore dell'edificio, confinati da mura alte e da un cancello, ispirandosi nella concezione all'hortus conclusus del medioevo. Più tardi, alla fine dell’Ottocento, a Nord della città, nella contrada dei Teracati, a gruppi sorgevano delle ville. l giardini di queste mostravano invece spazi più ampi nella ricerca di paesaggi artificiali integrati con gli edifici. In ordine di tempo, da menzionare per la loro singolarità e funzioni diverse dai consueti giardini privati, sono infine i parchi e giardini costruiti agli inizi del secolo XX attorno agli edifici sanitari: l'Ospedale Neuropsichiatrico, l'Ospedale Rizza (ex tubercolosario) e l’ex Brefotrofio. In questi spazi il verde, progettato per assolvere principalmente a funzioni igienico-sanitarie, offrendo il necessario distacco dal costruito circostante, garantiva soprattutto il benessere psicologico degli ammalati.
K.F. Schinkel, Villa Bonanno-Schinkel, Siracusa
 
In conclusione un cenno alle Latomie dei Cappuccini descritte nel 1919 nella Guida del Touring Club Italiano dal Bertarelli come «strani giardini non sulla terra né pensili come i babilonesi, ma in profonde fosse; giardini che furono carcere e tomba ad un popolo.». Massimiliano II d'Asburgo, giunto nel 1852 a Siracusa dopo un lungo viaggio in Sicilia alla volta delle latomie, annotava: «...Fra le alte pareti fantastiche di roccia, annerite dagli anni, fra arcate, volte e grotte, dalle quali rigogliosi festoni di piante rampicanti ci sventolano allegramente incontro, troviamo, nella più selvaggia e bizzarra cornice di pietra coperta dalla volta del ridente azzurro cielo siracusano, un piccolo selvaggio paradiso di aranci e limoni, mirti e melograni....».
Oltre agli agrumeti, oggi, tracce di un piccolo giardino ornamentale plurisecolare di interesse botanico si trovano nella Latomia del Paradiso, dove piante di alloro, palme e una maestosa Magnolia grandiflora arredano con gusto antico l'ingresso all'Orecchio di Dionisio.
Marzo 2021
Latomie dei Cappuccini
 
ANTONINO ATTARDO

Agronomo e paesaggista, specializzato in divulgazione agricola. Progettista e direttore dei lavori di sistemazione a verde di numerosi parchi pubblici e giardini privati e del restauro di diversi sentieri natura e di forestazione nel territorio ibleo. Socio fondatore e primo Presidente della Sezione Sicilia dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, attualmente è componente della Speciale Commissione “Osservatorio Regionale per la qualità del paesaggio in Sicilia”. Premio nazionale “Città per il verde” nel 2000 e nel 2013, ha ricevuto una menzione speciale dal Ministero dei Beni Culturali nella candidatura al V Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa per il progetto di recupero degli antichi percorsi e valorizzazione dei paesaggi delle cave nel Val di Noto.