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Il paesaggio di Vendicari

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All photos © Alessandra Trigilia e Lorenzo Attardo

Il Paesaggio di Vendicari

 
Sebbene l’area paludosa di Vendicari fosse considerata in passato 'malsana' per effetto della malaria, tuttavia è sempre stata abitata e quindi coltivata. Per la favorevole posizione geografica, in epoca basso-medioevale - dopo che Noto ebbe ottenuto il diritto di esportare grano (1396) - Vendicari divenne un porto importante con il suo caricatore.
È importante precisare la continuità di uso del porto e dell’attività commerciale e produttiva del sito di Vendicari che, durante tutte le dominazioni che si sono succedute nella nostra isola, non è mai stata interrotta: continuò infatti l’attività di estrazione del sale, così come la pesca e la lavorazione dei tonni e anche l’attività commerciale, sia pure con qualche difficoltà, mantenne una certa importanza.
La torre e tonnara di Vendicari
La Torre Sveva
 
L’industria del pesce non è mai venuta meno, soprattutto nel medioevo, e nel periodo storico normanno, in particolare sotto Ruggero II l’amministrazione si interessò particolarmente alla sorveglianza delle coste ed alla caccia dei pirati con presidi di militari anche perché il reddito dell’intera isola era fondato sulla cerealicoltura e sul pescato delle preziose tonnare.
Le caratteristiche del territorio circostante e le risorse offerte dall’agricoltura erano notevoli: la piana del Tellaro era adatta alla coltivazione di ortaggi e ampiamente occupata da canneti; la collina alluvionale adatta al pascolo e al seminativo; la piana calcarea e alluvionale vocata al seminativo e all'arboreto; la bassa collina e la collina interna adatta tuttora al seminativo e al pascolo, la piana di calcarenite al vigneto, e infine i terreni costieri e paludosi comprendenti le saline, producevano il preziosissimo sale.

Nel Quattrocento è documentata una vigna poco a nord del Tellaro mentre nel Seicento, i vigneti sono attestati per lo più lungo i due assi fluviali del Tellaro e dell'Asinara.

 
L’abbondanza di presenze antropiche e l’attività stessa del porto, in passato hanno prodotto un paesaggio costiero di certo molto diverso da quello di altissimo valore naturalistico che ammiriamo oggi all’interno dei pantani e sulle dune costiere.
La positiva azione di un clima mite e di un mare pulito, insieme a tecniche di lavorazione ancora “proto industriali” e quindi non totalmente invasive per l’ambiente naturale hanno fatto sì che la vegetazione “potenziale” dell’area dei pantani si riprendesse rapidamente dopo l’abbandono dell’attività della tonnara e delle saline ad essa connessa.
L’area di rilevante interesse paesistico-ambientale di Vendicari è tutelata sia dal Piano Paesaggistico della provincia di Siracusa che dalla Riserva Naturale Orientata istituita dalla Regione Siciliana, in quanto oasi faunistica e in ultimo, dichiarata zona di protezione speciale dall’Unione Europea.
La baia a Vendicari
La Tonnara di Vendicari
 
Specificatamente la classificazione di Vendicari si attesta alla componente comprendente habitat costieri, formazioni di vegetazione alofitica, e dune marittime, ritenuto di interesse comunitario per la salvaguardia della biodiversità in Europa.
Specie fragile, pur non essendo né rara né endemica, fortemente depauperata dalle trasformazioni ambientali degli ultimi decenni, è il ginepro coccolone (Juniperus macrocarpa) legato agli ambienti dunali. Altre specie come lo spinaporci (Sarcopoterium spinosum) pur essendo molto comuni negli Iblei hanno scarsa diffusione nel resto d’Italia, e rappresentano dunque un elemento da salvaguardare ai fini del mantenimento della biodiversità.
La vulnerabilità della vegetazione alofila dei pantani, è legata alla sopravvivenza stessa dell’habitat legato a peculiari condizioni ecologiche: è necessaria dunque la massima tutela e la creazione di fasce di rispetto per allontanare interventi antropici quali l’agricoltura intensiva.
 
La continuità visiva della costa che si apprezza dalla cima della torre di Vendìcari, attribuisce unità a questo particolare territorio costiero, nel quale la peculiare morfologia di insenatura naturale e la presenza di ben cinque pantani costieri, ne fanno un “unicum” paesaggistico di rara bellezza.
Le presenze agricole di qualità, la rarità e specificità di alcune specie vegetali presenti nel biotopo di Vendìcari si fondono in un territorio che ha costituito, insieme alla presenza perenne delle terre sommerse dalle acque, l’ideale luogo di sosta per la fauna migratoria. Gli attuali equilibri ecosistemici presenti nell’Oasi sono effetto della trasformazione del sito che da porto e luogo di produzione del sale è divenuto nel tempo, luogo agricolo e di residenza stagionale, luogo dove cioè la pressione antropica si è attenuata, favorendo la dinamicità della vegetazione naturale, che, quasi indisturbata, rappresenta oggi un esempio straordinario di macchia mediterranea.
L’Oasi di Vendìcari costituisce dunque un sistema dinamico di paesaggio, dove le sue singole componenti risultano straordinariamente uniche e perfettamente integrate, a testimonianza dell’evoluzione naturale di un territorio di grandissima valenza testimoniale, senza il quale la provincia di Siracusa, e soprattutto il territorio di Noto, perderebbe parte della sua identità e della sua storia.
“Sulla balata deserta, all’ombra della ciminiera solitaria e della possente torre, di fronte ad una mare silenzioso, si perpetua un enigma insolubile: Vendicari, donna selvaggia in cerca disperata d’amore o covo di pirati?”
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Aprile 2021
 
ALESSANDRA TRIGILIA

Agronoma e paesaggista, socia dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, da Dirigente della Soprintendenza Beni Culturali di Siracusa, ha coordinato gli aspetti tecnico-scientifici del Piano paesaggistico della provincia e ha collaborato alla perimetrazione del Parchi archeologici di Siracusa, Eloro e Leontinoi. Ha progettato e diretto i lavori di valorizzazione del giardino storico del Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Ha svolto attività di ricerca scientifica sulla vegetazione dell’area archeologica della Neapolis e sul verde naturalistico per il Piano di risanamento ambientale di Priolo e Augusta.