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Siracusa: un racconto breve

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Ph. © Marcello Bianca

Siracusa: un Racconto Breve

 
Viaggiatore, fermati un momento.
Prendi una pausa da tutta questa frenesia, tra tavoli di caffè all’aperto e negozi di souvenir, ascolta ciò che ho da dirti.
Ho visto, oltre 2700 anni fa, navi greche arrivare in un’Ortigia deserta e i coloni costruire un tempio e una città sul punto più alto dell’isola. Li ho visti crescere di numero e prosperare, e trasformare Siracusa con le arti, i commerci, le guerre fino a renderla, in breve tempo, una città ricca, potente e bellissima, indipendente per oltre cinque secoli.
Ho visto la flotta ateniese sconfitta nel Porto Grande, le fiere navi giunte da lontano affondate e i superstiti catturati. So che li hanno imprigionati e costretti a cavare pietra nella parte alta della città, là dove i siracusani ancora oggi, nella bianca conchiglia del teatro antico, scolpito nella roccia, assistono alle tragedie e alle commedie le cui trame hanno attraversato i secoli.
Ortigia e il porto grande dalle mura dionigiane © Regione Siciliana Ph.Giuseppe Mineo

"Perché io sono un genio, dal volto di donna e dai capelli arruffati ... un genius loci. E il mio nome è Siracusa..."

Ho visto alcuni tra i più grandi geni dell’umanità: il filosofo Platone, il poeta Teocrito e il grande Archimede, genio e inventore. L’ho visto giovane, disegnare figure geometriche sulla sabbia e, molti anni più tardi, ormai anziano, difendere la città dall’assedio romano con le sue macchine da guerra.
Ho visto la polis greca diventare Provincia Romana, venire depredata dal suo governatore Verre, ma difesa appassionatamente da Cicerone. Sei secoli più tardi, la vidi nuovamente centro del Mediterraneo, diventata per breve tempo la capitale dell’Impero Romano d’Oriente, ospitare un ambizioso monarca bizantino, poi ucciso a tradimento.
Tempio Giove © Regione Siciliana Ph.Giuseppe Mineo
 
Qui sono giunte genti venute da lontano: berberi, viaggiatori arabi e normanni dai capelli d’oro e gli occhi color del cielo. E tra i loro discendenti un grande imperatore: Federico II di Svevia, l’uomo più straordinario della sua epoca. Ancora oggi sulla punta meridionale di Ortigia sorge lo splendido castello costruito per suo volere.
Per due secoli ho visto la città tornare di nuovo una grande metropoli, popolata di artisti, artigiani e mercanti, splendido gioiello che un re d’Aragona volle regalare alla sua sposa finché la minaccia turca costrinse Carlo V d’Asburgo, tra il 1520 e il 1530, a cingere di mura, armate di cannoni, l’isola di Ortigia saccheggiando dei suoi blocchi millenari i monumenti più belli della città antica.
Castello-Maniace-©-Regione-Siciliana
Castello-Maniace-©-Regione-Siciliana-SOP7643
 
Ho visto Caravaggio, il grande pittore, nel 1608 approdare fuggiasco, inseguito dai fantasmi della propria irrequietezza; la traccia del suo passaggio per sempre indelebile nel nome che scelse per uno dei luoghi simbolo della città, l’orecchio di Dionìsio, e nel suo dipinto che immortala il seppellimento di Santa Lucia.
Poi, in un freddo giorno di gennaio del 1693, un evento terribile cambiò il volto della città; un devastante terremoto la scosse fin dalle fondamenta. Case e palazzi crollarono. Nemmeno la facciata della imponente cattedrale normanna fu risparmiata.
Ma la città risorse nuovamente dalle sue ceneri e fu un fiorire di decorazioni che seguivano il gusto di quell’epoca: mascheroni, festoni di fiori e frutta, animali grotteschi…il trionfo dello stile barocco.
Per due secoli è la meta di viaggiatori illustri provenienti da tutte le parti d’Europa: nobili, artisti, architetti, poeti, tutti innamorati della sua storia e che non mancavano mai di venire ad ammirarla, stregati dal fascino del suo mito.
Chiesa San Giuseppe, Ortigia Ph. © Marcello Bianca
Ortigia Ph. © Marcello Bianca
 
Con l’unità d’Italia, le fortificazioni vennero infine abbattute, liberando la città che cominciò piano piano a ingrandirsi verso la terraferma.
In quegli anni ho visto un ragazzo inquieto aggirarsi tra le vie d’Ortigia inseguendo i suoi pensieri. Si chiamava Elio Vittorini: lascerà ancora giovane la Sicilia dopo essere scappato di casa ben quattro volte e diventerà un grande scrittore nella lontana Milano.
Per nove volte Vittorio Emanuele III di Savoia è venuto qui in visita, da principe ereditario prima, da Re d’Italia poi. Appassionato studioso di numismatica, si dice che sia venuto in incognito altre volte, a studiare le splendide monete della Siracusa greca conservate nel Museo Archeologico.
Modello ligneo di Ortigia, Galleria Palazzo Bellomo ©-Regione-Siciliana
 
Le sue ultime visite avvennero in tempi difficili: la follia degli uomini aveva causato, per la seconda volta in meno di trent’anni, una guerra spaventosa che aveva sconvolto il mondo intero e ho visto le bombe, sganciate dagli aerei, ferire a morte il cuore d’Ortigia.
Ma tutte le follie hanno una fine, e con il ritorno della pace la città è cambiata: cresciuta rapidamente ha iniziato a espandersi al di fuori dall’isola che per secoli ne è stata il cuore. Non tutto è stato bello in quegli anni; pian piano le case e le strade d’Ortigia hanno iniziato a spopolarsi e i suoi abitanti si sono spostati verso i nuovi quartieri, più comodi, forse, ma spesso privi dell’anima millenaria che qui aleggia ovunque.
Via-dei-Sepolcri-©-Regione-Siciliana-Ph.Giuseppe-Mineo
 
Oggi è tutto diverso: ogni giorno, in città, si sentono le voci di un gran numero di persone che parlano lingue diverse, vedo bambini rincorrersi nei giorni di sole e giocare spensierati, mentre il mio spirito trae nuovo vigore da ogni sguardo che si posa sui miei edifici senza tempo e da ogni persona che, come te, mi ascolta narrare le mie storie.
Perché io sono un genio, dal volto di donna e dai capelli arruffati ... un genius loci.
E il mio nome è Siracusa.
Marzo 2021
© Ph Marcello Bianca
 
SALVATORE CHILARDI

Archeozoologo e paleontologo, laureato in scienze e specializzato in beni culturali. Studia il rapporto tra uomini e animali nelle società del passato come risorsa economica, alimentare, simbolo sociale e rituale. Avido lettore di storia e dei classici della letteratura greca e latina, ma anche di saggi di astrofisica e meccanica quantistica, vive perennemente in equilibrio tra il mondo dei numeri e quello delle lettere…e scrive per SiracusaCulture.