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Stefania Pennacchio

Maurizio Formati
Aprile 21, 2021
Eredità culturali immateriali
Aprile 22, 2021
Ph. © Stefania Pennacchio

Stefania Pennacchio

Le radici profonde dell'arte

 
È arrivata in Sicilia per una di quelle ragioni che nella vita spingono verso scelte ardite anche, o forse soprattutto, gli artisti. È nata in Lombardia, figlia di un industriale, ha vissuto a Roma e a Caracas prima di ritornare nella sua vera terra di origine, la Calabria ionica, dalla quale dieci anni fa ha attraversato lo Stretto di Messina per approdare a Siracusa, città per la quale ha un amore quasi viscerale, dove si sente a casa, trova un humus straordinario per le sue produzioni perché – dice – a Siracusa le pietre parlano.
E dai suoi lavori, dalle sue parole capisci subito che lei ascolta, cerca e scopre elementi naturali che poi ritrovi nei suoi lavori in ceramica e raku, nelle sue sculture. “Il racconto estetico e concettuale che faccio – spiega con una cadenza che mostra tutte le sue appartenenze geografiche – è rivolto a ciò che di eterno c’è nel bacino del Mediterraneo, con l’ottica privilegiata del femminile. Da donna del Sud, attraverso gli archetipi, racconto quel che c’è di non risolto nella natura fisiologica e psicologica della donna”.

"La ceramica non è contemporanea, è eterna, ha a che fare con un per sempre..."

Le sue radici di donna del Sud, appunto, sono affascinanti e affondano nella sua Calabria, vicino alla valle di San Pasquale dove racconta che ci sono settanta siti del Neolitico, la seconda sinagoga più antica d’Europa e una villa romana. Lì andava a prendere le sue prime argille e lì ha passato dieci anni della sua vita a intervistare i vecchi maestri che sono morti in povertà. “Da loro, che in Giappone sarebbero patrimonio dell’umanità - dice Stefania, con un velo di tristezza – ho acquisito un patrimonio di saperi straordinario e quasi del tutto scomparso”. Su quelle colline, in solitudine, ha sviluppato la sua ricerca personale, ha preso i primi campioni di terra, ha costruito i suoi primi forni e capito come funzionavano le curve di calore quando non c’era l’elettricità, ha imparato a lavorare al tornio.
A tutto questo – sottolinea - ho sacrificato la mia vita personale, sentimentale, le mie sicurezze e infatti solo da qualche anno mi sono sentita pronta a trasmettere ai giovani attraverso l’insegnamento. Sono molto legata alla tecnica, che è performativa e non fine a sé stessa come vuole far credere certa arte contemporanea. La ceramica non è contemporanea, è eterna, ha a che fare con un per sempre”.

 
Dalle sue opere, basta guardarle, traspare tutto. Le sculture sono forti ed essenziali, spiazzanti e severe, spesso senza uso del colore in questo momento della sua carriera artistica. Una volta l’anno produce una deliziosa collezione di oggetti in raku, tutta di pezzi unici, dedicata alla cerimonia del tè e, ovviamente, prima di realizzarla è andata a frequentare una scuola ad hoc.
La sua “carriera” siracusana ha la prima importante tappa con una mostra, prima esposta in diverse sedi internazionali, dal titolo Camera reginale, realizzata nell’ambito di un progetto di Philippe Daverio al tempo di Expo Milano 2015, di cui Stefania era Testimonial Ambassador per la scultura ceramica nel mondo e Women Ambassador. Poi altre iniziative, con la Galleria di Palazzo Bellomo e con L’INDA, ma la politica culturale della città sembra apprezzarla con un po’ di disattenzione come invece fanno altre città in Italia e all’estero. Si capisce che lei un po’ ne soffre ma, nel suo studio-laboratorio nel cuore di Ortigia, il suo sguardo e le sue mani continuano a esplorare l’arte con un certo distacco anche nei confronti delle Gallerie che la rappresentano, la più importante quella di Jean Blanchaert, che stanno a Milano.
Aprile 2021
 
ANTONIO GERBINO

Una vita passata a raccontare storie con le parole, la penna, la macchina per scrivere, il computer, l’obiettivo. L’ultima in ordine di tempo, nel libro Il patrimonio degli equivoci. Allarme beni culturali in Sicilia. Non ho resistito all’idea di guidare SiracusaCulture, di cui sono Direttore responsabile.