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L’Ara di Ierone II

La Neapolis
Aprile 20, 2021
Maurizio Formati
Aprile 21, 2021
Ara di Ierone II © Regione Siciliana Ph. Giuseppe Mineo

L'Ara di Ierone II

 
Per rivivere almeno in parte il glorioso passato di Siracusa è di certo inevitabile visitare la Neapolis con il suo spettacolare e unico teatro, le incantevoli latomie e il suo anfiteatro, ottimo esempio di edilizia imperiale romana, uno straordinario concentrato di Storia e bellezza.
Quasi mai, o comunque troppo raramente, ci si sofferma ad osservare lungo il percorso che scende verso il teatro, sulla sinistra, uno dei simboli di massima prosperità della città di Siracusa: L’Ara di Ierone II, tra i più grandi conosciuti nel mondo greco.
Ingiustamente posto in disparte, il monumentale altare fu fatto costruire per commemorare la caduta di Trasibulo nel 466 a.C. e fu dedicato, con molta probabilità, a Zeus Eleutherios (il liberatore), per volontà dell’allora tiranno Ierone II.
L'Ara di Ierone II ©Regione Siciliana Ph. Giuseppe Mineo
 
L'enorme struttura è lunga quasi 200 metri (uno stadio olimpico, secondo i metri di valutazione di allora), larga 22 e alta verosimilmente 15, ma ciò che ne rimane oggi, purtroppo, è solo la struttura basamentale, ricavata nella parte bassa del declivio roccioso del Colle Temenite. Difficilmente leggibile autonomamente per i visitatori del Parco, l’altare, infatti, fu espoliato nel XVI secolo, dagli spagnoli di Carlo V che pensarono bene di usarne i materiali di costruzione per le loro ville e forse per le fortificazioni di Ortigia, destino comune a molti monumenti della Neapolis. In ogni caso comunque i resti superstiti offrono un’idea delle dimensioni dell'altare originale.
Con l’aiuto di Diodoro Siculo (I sec. a.C.) che ci racconta che 450 tori furono sacrificati per intrattenere le folle, è facile immaginare le grandi (e grandiose) feste in onore di Zeus Eleutherios (le Eleutheria, per l’appunto), che con ogni probabilità ebbero luogo intorno a questa monumentale struttura, per l’inaugurazione e gli anniversari della caduta dei tiranni (Diodoro, XI 72, 2), informazione che oltretutto ci dà anche un’idea di quanto grande e popolosa dovesse essere la città allora.
Ipotesi di ricostruzione © Realizzazione a cura di Space S.p.A (Denis Mior) per il Museo Regionale Paolo Orsi di Siracusa
Ipotesi di ricostruzione © Realizzazione a cura di Space S.p.A (Denis Mior) per il Museo Regionale Paolo Orsi di Siracusa
 
Si accedeva al grandioso altare attraverso due rampe d’accesso, situate rispettivamente presso le testate nord e sud, al centro il podio per il fuoco per la combustione sacrificale. A proteggere, e sorreggere, l’accesso alla rampa nord due telamoni; solo di uno di essi rimane, scolpito nella roccia, il basamento con i piedi, visibile a fatica, (solo sapendo bene dove guardare) da via Paradiso.
L’altare doveva ergersi su un’ampia piazza, circondata su tre lati da un portico con 14 colonne sui lati brevi e 64 sui lati lunghi, con un propileo (accesso) al centro, forse costruito in età augustea, che oblitera lo spazio di una precedente strada incassata nella roccia. In mezzo alla piazza era collocata una grande vasca, con al centro un basamento, probabilmente destinato a sostenere una statua.
Un canale di drenaggio costruito in blocchi si distacca dalla vasca, attraversando il portico.

L'Ara di Ierone II ©Regione Siciliana Ph. Giuseppe Mineo

 
Su tutta la piazza infine si aprono numerose cavità oggetto di diverse ipotesi ricostruttive; si tratta di buche quadrangolari poste a distanza regolare non più molto visibili, per alcuni sarebbero buche per alberi, ornamento di un ipotetico giardino, per altri alloggiamenti di cippi destinati a legarvi i tori nell’imminenza del sacrificio.
Un angolo di Siracusa, l’ennesimo, intriso di storia, quella con la S maiuscola, che racconta ancora emozioni e vicende che partono da molto lontano. Storia di cui, nell’immaginario collettivo, restano solo immagini e memorie sparse o parole sui libri, che in luoghi come questi prendono vita e si vedono con gli occhi.
Marzo 2021
L’Ara di Ierone II è un sito del Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai. Foto su concessione dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana con divieto di duplicazione, anche parziale, con qualsiasi mezzo.

 
GHISELDA PENNISI

Archeologa Calabro-Sicula dal carattere fumantino con una passione coinvolgente per la difesa della professione che mi ha portata alla Direzione dell'Associazione Nazionale Archeologi. Sono specializzata in Topografia Aerea all'Università del Salento, con precedenti in Numismatica e Ceramografia Greca, presso Università di Catania. Con quest'ultima ho condotto scavi a Cipro per diversi anni. Dopo un Master Post Laurea alla Luiss Guido Carli di Roma in Archeologia Preventiva e Management del Rischio Archeologico, mi occupo di progettazione e archeologia preventiva da libera professionista. Studio il traffico illecito di Beni Culturali e curo progetti di archeologia didattica.
 
 
Ricostruzione dall'alto dell'ara di Ara Ierone © Realizzazione a cura di Space S.p.A (Denis Mior) per il Museo Regionale Paolo Orsi di Siracusa