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C.I.A.O.

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All photos © C.I.A.O.

C.I.A.O. - Centro Interculturale di Aiuto e Orientamento

 
Il solo nome porta a pensare a un posto allegro, colorato, pieno di persone che stanno insieme e che insieme discutono, studiano, lavorano e condividono le proprie esperienze. E in effetti C.I.A.O. non è niente di diverso da tutto questo. Centro Interculturale di Aiuto e Orientamento, nato a Siracusa nel quartiere della Borgata, C.I.A.O. è uno spazio interculturale, pensato prevalentemente per i giovani migranti che abitano nel territorio, ma non solo.

"Nel tentativo di contribuire a fornire una risposta concreta al disagio della realtà territoriale in cui opera, C.I.A.O. ha infatti da sempre due parole d’ordine: accoglienza e integrazione."

Il centro nasce due anni fa per volontà della comunità marista di Siracusa, che ancora lo gestisce grazie alla presenza di due fratelli religiosi e due volontari laici. Dalla sola conoscenza di queste persone emerge la vocazione interculturale del centro in tutta la sua pienezza. «Lavoriamo al centro in quattro – racconta fratello Giorgio, della comunità marista – Siamo un italiano, un venezuelano, una spagnola e una brasiliana». Ad accomunarli è il desiderio di lavorare per le periferie – oltre che all’interno di queste. E a Siracusa, la comunità marista ha scoperto negli anni di lavoro e ricerca precedenti l’apertura del centro, che le periferie hanno un nome preciso. «I migranti, i giovani che abbiamo conosciuto alla Borgata durante le nostre attività». Dall’intenzione iniziale di voler essere un punto di riferimento per i giovani migranti arrivati dal Mediterraneo, l’obiettivo del centro si è ampliato, continuando però a muoversi nella sua originaria direzione. Nel tentativo di contribuire a fornire una risposta concreta al disagio della realtà territoriale in cui opera, C.I.A.O. ha infatti da sempre due parole d’ordine: accoglienza e integrazione.

 
Lo dimostra anche il gruppo di volontari che nel tempo è cresciuto intorno al centro e il cui impegno permette lo svolgimento quotidiano delle attività rivolte ai giovani migranti e ai giovani del territorio. Dalla consulenza legale ai servizi di orientamento, passando per i corsi di italiano e di uso del computer, arrivando fino ai laboratori di fotografia, di arte e artigianato, ai corsi di musica. Per questo, dunque, nasce C.I.A.O., per offrire ai giovani del territorio – siano essi migranti o italiani – uno spazio di socializzazione sicura, uno spazio di formazione accademica, artistica, professionale, capace di promuovere percorsi di inserimento lavorativo che siano adeguati alle esigenze locali e alle aspirazioni dei ragazzi.

 
Il percorso che porta alla nascita dal centro parte da lontano. La comunità marista, infatti, operante nella diocesi di Siracusa dal 2016, trascorre i primi due anni nei centri di accoglienza, aiutando gli operatori con attività di accompagnamento rivolte ai giovani migranti. Focus dell’operato della comunità era non solo l’organizzazione di corsi per l’apprendimento della lingua italiana, ma anche e soprattutto la promozione di attività artistiche e culturali. «I ragazzi che incontravamo nei centri di accoglienza erano spaesati, spaventati – racconta Rosa Schiaffino, membro della comunità marista – Il nostro obiettivo, fin da subito, è stato quello di aiutarli a cominciare ad integrarsi nella società che li accoglieva». Ed è proprio grazie a questo lavoro preliminare, che la congregazione si rende conto di una carenza importante nel sistema di accoglienza siracusano. «Non esisteva un centro sociale dove questi ragazzi potessero radunarsi – spiega – Non esisteva un centro sociale dove poter offrire loro le attività che non potevano trovare nei centri di accoglienza».

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Con il tempo, la congregazione apre le porte ai giovani del territorio e lo fa perché scopre i problemi dei giovani della periferia in cui ha deciso di insediarsi, la Borgata. Un luogo tanto prossimo alle strade prese d’assalto dal turismo, quanto a questo stesso nascosto. Un luogo così fortemente parte del reticolo urbano, storico e culturale della città, quanto al contempo bypassato tanto dai cittadini quanto dai visitatori occasionali. Un quartiere che, diversamente da alcuni suoi vicini, non riceve mai quell’attenzione stagionale – che allo stesso tempo sembra un’opportunità e un insulto – che si traduce in un rozzo tentativo di essere svenduto al miglior offerente. Per chi la vive, però, la Borgata è altro. Sono le parole finali di Rosa, che raccontano la Borgata, quella vera. «Per me parlare di Siracusa è parlare della Borgata ed è in questo quartiere che sta tutta la mia vita. Sono qui da tanti anni, ma ne sono ancora affascinata, dalle persone che lo abitano, dall’incontro di culture, dai mestieri antichi che incontrano i giovani migranti. Qui sembra sempre tutto uguale, ma non lo è mai. È un posto da perdersi».
Marzo 2021

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CATERINA DE BENEDICTIS

Vivo a Trento, mio malgrado, perché ci lavoro. Non sono facile ma amo le persone, soprattutto quelle difficili. Odio chi fischietta e chi canticchia. Mi piacciono i gatti, ma il più bello è il mio Martino. E mi piace il Sud. Incidentalmente sono anche sociologa, ma solo per vera passione.