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Parco di Villa Landolina

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All photos © Antonino Gerbino

Il Parco di Villa Landolina

 
Uscendo dal perimetro dell’isola di Ortigia, centro della vita culturale ed economica di Siracusa nella prima metà dell’Ottocento, si estendeva una campagna divisa in contrade disseminata di campi coltivati, costituiti prevalentemente da orti irrigui e da agrumeti. Fra questi sorgevano sporadicamente gruppi di ville e giardini nobiliari.
Villa Landolina, storica dimora del XIX secolo era proprietà della famiglia Landolina Interlandi, il cui famoso capostipite, Saverio Landolina, fu Regio Soprintendente alle Belle Arti, archeologo, naturalista, uomo di grande cultura e mecenate, scopritore tra l’altro della famosa statua di Venere Anadiomede detta appunto Landolina, nonché del riconoscimento botanico e della tutela della colonia di Cyperus papyrus spontanea, presente lungo le sponde del fiume Ciane.
La tomba del poeta Von Platen
Reperti archeologici nel giardino
 
…Ma vi era un posto nei pressi delle Catacombe di San Giovanni, dove poeti, viaggiatori e illustri uomini di cultura solevano gravitare, Villa Landolina” scrive il poeta siracusano Salvatore Chindemi nel 1841, descrivendo la Villa in occasione della visita dell’imperatore Massimiliano d’Austria.
Nella Villa, costruita all’inizio dell’Ottocento su una piccola latomia, compaiono nicchie, loculi con tracce di iscrizioni, pitture, ipogei e un cimitero protestante che conserva le spoglie mortali del poeta bavarese Von Platen.
 
Il giardino, caratterizzato da piante secolari d’alto fusto, da una flora di tipo subalpino e da un ricchissimo sottobosco il cui corteggio muta stagionalmente, si ordina in rapporto alla dimora, definendo un campo spaziale in cui il cancello si proietta sull’asse prospettico principale e le aiuole simmetriche si dispongono concentricamente attorno a centri di attenzione, recintate da pietre calcaree e sassi tratti dalle scogliere ma anche bordate dalle formelle decorate in terracotta di Caltagirone.
L’esposizione en-plain air di alcuni dei reperti archeologici che appartengono alla collezione del Museo archeologico Paolo Orsi, inaugurato all’interno dell’area nel 1988, rendono la visita del parco particolarmente interessante.
 
Il variare delle espressioni vegetative segna il mutare delle stagioni, e la grande varietà botanica presente arricchisce di fioriture il giardino durante tutto l’anno. Alloro, mirto, rosmarino, gelsomino, ibisco e viburno si accomunano a palme, pini, lecci e agrumi, ma non mancano piante esotiche, introdotte in epoche lontanissime, come cipressi, platani e noci, o come le Chamaecyparis e le Tuje e le piante erbacee della tradizione locale come la pervinca, la verbena, il nastrino, l’edera e la barba di Giove (Antyllis barbajovis). Tutte le specie sono contrassegnate da etichette in terracotta.
 
Il giardino, nonostante il fatto che il progetto iniziale ne prevedesse l’integrazione con il Museo, solo in anni più recenti è stato recuperato, valorizzato e tutelato come bene naturale ma non riesce a svolgere quella funzione di decoro di un’area destinata alla pubblica fruizione pensata da Saverio Landolina perché soffre dei condizionamenti di una gestione non adeguata dell’ente pubblico: l’assenza di una manutenzione accurata e costante da una parte e l’accesso al parco solo negli orari di apertura del Museo dall’altra.
Ma quel Museo è uno dei più importanti d’Europa.
Dicembre 2020
 
ALESSANDRA TRIGILIA

Agronoma e paesaggista, socia dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, da Dirigente della Soprintendenza Beni Culturali di Siracusa, ha coordinato gli aspetti tecnico-scientifici del Piano paesaggistico della provincia e ha collaborato alla perimetrazione del Parchi archeologici di Siracusa, Eloro e Leontinoi. Ha progettato e diretto i lavori di valorizzazione del giardino storico del Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Ha svolto attività di ricerca scientifica sulla vegetazione dell’area archeologica della Neapolis e sul verde naturalistico per il Piano di risanamento ambientale di Priolo e Augusta.