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Ph. © Antonio Gerbino

La festa dei “portuali” a Siracusa: San Sebastiano

 
Quella di San Sebastiano è una memoria antica, che Siracusa celebra con devozione da molti secoli, riconoscendo nel santo soldato, un legame forte che ha attraversato la storia della città ed è giunta fino a noi. Il vincolo che stringe San Sebastiano a Siracusa è raccontato dagli storici e testimoniato dalle edicole votive che sono state erette in suo onore, quasi a voler sottolineare la sua presenza soprattutto nei pressi del Porto. Insieme a San Rocco è il santo che protegge dalle pestilenze, definito “depulsor pestis” dalla Chiesa e invocato dunque contro il male invisibile che nel corso della storia si è presentato fra la popolazione facendone molte vittime.
Nel 1501, a seguito di un voto fatto dalla città alla Vergine, veniva innalzata una chiesa con il titolo di S. Maria dei Miracoli, a ricordo della fine di una pestilenza e sul portale di ingresso di gusto rinascimentale accanto alla Vergine sono raffigurati anche i santi protettori della peste, Sebastiano e Rocco, entrambi a mostrare le ferite, caratteristiche della loro iconografia. Quelle frecce conficcate sul corpo di San Sebastiano sono un richiamo al simbolo di quel male che spesso, veniva portato dal mare. Proprio per questo motivo la chiesetta sorge nelle vicinanze di Porta Marina, l’unica delle antiche porte di accesso alla città, ancora oggi esistente e per questo motivo il santo che è festeggiato come Compatrono di Siracusa, è da sempre venerato fra i lavoratori del porto in dialetto “vastasi”.
la Chiesetta di Santa Maria ai Miracoli
 
Tale era il loro legame verso il santo che anche nelle loro buste paga era menzionata la voce “San Sebastiano” al quale corrispondeva un importo che serviva per i festeggiamenti annuali in onore del santo. Festeggiamenti che ancora oggi si svolgono nel mese di gennaio, con l’unica differenza sulla data variabile; mentre fino agli inizi di questo secolo la festa esterna coincideva con il 20 gennaio, giorno in cui la Chiesa fa memoria del santo, è stata in seguito spostata alla domenica successiva per dare modo a tutti di partecipare, non essendo considerata festività cittadina in quanto la festa patronale è il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia.
Ma torniamo ancora un attimo al culto speciale che Siracusa ha verso questo santo, testimoniato ancora una volta dai portuali che agli inizi del XX secolo facevano erigere una cappelletta nelle immediate vicinanze di Porta Marina.
Il tempietto è di gusto neoclassico, con colonnine scanalate che ne incorniciano l’ingresso e sorreggono un grande timpano triangolare su cui svetta una croce, e all’interno un altare in pietra decorata con una nicchia foderata di rosso nella quale spicca la copia in piccole dimensioni del settecentesco simulacro venerato a Siracusa.
 
Un tempo esisteva anche una statua d’argento del santo, che compare in alcuni inventari della Cattedrale fino al XVIII secolo e poi scomparsa. La statua del santo era custodita nella sua chiesa, un piccolo gioiello medievale che esisteva in quella che oggi è l’attuale Piazza Minerva, sul sito in cui insistono gli ampliamenti di Palazzo del Senato. Sul finire degli anni Venti del secolo scorso, infatti, la chiesetta venne ceduta al Comune e San Sebastiano venne ospitato nella chiesa di S. Lucia alla Badia, annessa al monastero delle Monache di S. Lucia, dove ancora oggi si trova, conservata in una nicchia chiusa sul secondo altare a destra.
La chiesetta medievale di San Sebastianello, demolita.
Stendardi portati in processione
La festa di San Sebastiano un tempo era rinomata e, se vogliamo, quasi antagonista della Patrona Santa Lucia. Iniziava al mattino per terminare a sera inoltrata ed era la festa per eccellenza di Ortigia. San Sebastiano percorreva in processione gran parte del centro storico, con alcune soste particolari di cui la più celebre era quella presso la piazza della Graziella, vivace quartiere popolare. In questo ampio spazio l’ingresso della “vara” di San Sebastiano veniva salutato dagli applausi e dalla banda in festa mentre il popolo durante la sosta dei portatori si intratteneva con il gioco della “cuccagna”. Tradizioni purtroppo ormai andate perdute, ma che rimangono nella memoria di chi le ha tramandate.
Scritto da Dario Bottaro, marzo 2021
 
 
DARIO BOTTARO

Studia all’Istituto Statale d’Arte, si specializza in Pittura e Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Noto e completa gli studi sul patrimonio artistico presso l’Istituto di Scienze religiose S. M. di Monte Berico. Studioso del culto di Santa Lucia, ha pubblicato diversi volumi tra i quali, di recente, Santa Lucia nella pittura aretusea. Pale d’altare e dipinti devozionali nelle chiese della provincia di Siracusa. Ha catalogato il prezioso corredo del Simulacro argenteo della Santa e ha diretto la collana editoriale della Deputazione della Cappella di S. Lucia di Siracusa. Per Morlacchi editore ha collaborato al testo Lux in tenebris lucet.