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Agorà la Cantina

Eugenio Vazzano
Febbraio 28, 2021
CannoloTerapia
Marzo 6, 2021
All photos © agorà la cantina

Agorà. Dopo il teatro, fermati a casa.

 
Dopo avere visitato il Teatro greco e l’Area monumentale della Neapolis, è d’obbligo raggiungere il Museo archeologico Paolo Orsi, uno dei più importanti d’Europa, che dista non più di trecento metri. Sulla strada che li collega, il viale Teocrito, se siete vicini all’ora di pranzo, fermatevi a casa. Sì perché Agorà somiglia più a una casa arredata con un tocco di eccentricità che a un ristorante o a una trattoria.
Un figlio architetto, Fabrizio, e Gianna, una mamma con i capelli colorati di blu che per trent’anni ha gestito una boutique di abbigliamento, hanno trasformato la passione privata per la cucina in un luogo molto accogliente dove mangiare. Ma solo a pranzo, “per avere il tempo di vivere” dicono in coro, e con un menù scelto da loro in base a quello che ogni giorno offre il mercato; niente carta, i cibi pronti sul bancone serviti ai tavoli da ragazzi gentilissimi, qua e là sulle pareti tra un arredo di modernariato e l’altro alcune scritte e citazioni colte.
 
La cucina - racconta Gianna - è quella di casa degli anni cinquanta del Novecento, quando mancava la carne e mancavano i soldi, con verdure di tutti i tipi cucinate per diventare primi piatti. Utilizzo molte spezie fatte con prodotti locali, molto finocchietto delle nostre zone, aglio, cipolla e tanti piatti con le melanzane, mai però fuori stagione quando hanno troppi semi”. A proposito di melanzane, da Agorà si cucina un’ottima caponata rigorosamente senza peperoni, plauso alla cuoca! Sul bancone non mancano quasi mai le polpette, fatte con carne di ottima qualità e verdure, il pesce fresco a prezzi normali e le minestre di stagione profumate di tradizione. E per finire, piccoli deliziosi dessert su misura per non eccedere e continuare in scioltezza la visita della città.
 
Agorà è nato con l’idea di farne un luogo di aggregazione per la gente che lavora, per gli amici, ma presto si è rivelato una scommessa di successo che Gianna e Fabrizio raccontano con leggerezza come un succedersi di fatti quasi inaspettati, ma invece si capisce che le loro idee semplici erano fondate su riflessioni non casuali. Loro dicono che tutto sembra essere nato quasi per magia, ma ogni elemento sembra essere legato all’altro non per caso, con un’originalità autentica che ben presto ha catturato anche i turisti di passaggio, “i turisti che vengono dal Teatro e chiedono del Museo, quelli che non lasciano i tovaglioli per terra”.
Insomma buon cibo più un bicchiere di vino, la ricetta della vita. Per amici, gente che lavora in zona, turisti “selezionati”.
Gennaio 2021
 
ANTONIO GERBINO

Una vita passata a raccontare storie con le parole, la penna, la macchina per scrivere, il computer, l’obiettivo. L’ultima in ordine di tempo, nel libro Il patrimonio degli equivoci. Allarme beni culturali in Sicilia. Non ho resistito all’idea di guidare SiracusaCulture, di cui sono Direttore responsabile.