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La Pirrera di Sant’Antonio a Melilli

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Ph.© Mirco Mannino

La Pirrera di Sant'Antonio a Melilli

 
Di “abbagliante intensità” è connotata la storia di questo luogo...fiorente industria estrattiva, base militare inglese, monumento alla storia della città di Melilli e molto altro ancora. Accedere alla Pirrera è un po' come oltrepassare l'antro della Sibilla: suggestione e bellezza sono le costanti che accompagnano quello che può essere definito un vero e proprio viaggio nelle viscere dei Monti Climiti.
La Pirrera o Cava di Sant'Antonio si apre ai piedi dell'omonima linea di costa, una paleofalesia di età milazziana, che delimita verso Nord ed Est l'altopiano calcareo su cui si erge l'abitato di Melilli. Si tratta di una cava artificiale utilizzata per l'estrazione della pietra calcarea, scavata in galleria secondo il sistema classico di alcune latomie siracusane di età greca. Enormi piloni a base quadrata di 5 metri di lato e alti fino 26 metri disegnano corridoi ampi che si estendono per circa 2,5 chilometri quadrati. Ad accrescere il fascino di questo luogo sono tuttavia la caratteristiche della sua pietra bianca che ne hanno segnato, per sempre, la bellezza e le sorti.
 
La più bella qualità di pietra - affermava il demologo melillese Sebastiano Crescimanno nel 1907 - è offerta dalle cave di Melilli e si esporta anche fuori dall'isola”. Tra le numerose pirrere un tempo attive nel territorio la migliore qualità di pietra apparteneva proprio alla Pirrera di Sant'Antonio, la cui industria estrattiva, nel primi del Novecento, era floridissima. Il minerale è scientificamente classificato come “pietra da taglio bianca, calcare del Miocene Medio degli Iblei, compatto, omogeneo, uniforme e relativamente forte”, caratteristiche che l'hanno resa ricercatissima da maestri e scalpellini nel corso del tempo. Stando alle dimensioni della cava è stato calcolato che, approssimativamente, il volume di roccia estratta sia stato di oltre 200.000 metri cubi.
È probabile che il processo di estrazione abbia avuto inizio nella seconda metà del 1400; tuttavia è certo che, negli anni successivi al terremoto del 1693, la Pirrera abbia rappresentato una di quelle cave sfruttate a pieno ritmo per fornire ai tanti cantieri che brulicavano in paese la rinomata pietra calcarea necessaria alla ricostruzione degli edifici distrutti dal sisma. Alla fama di questa pietra contribuì, secondo lo storico melillese Michele Rizzo, la circostanza che alcuni illustri architetti di Catania, giunti nel '700 a Melilli, l'avessero valutata qualitativamente superiore alla stessa pietra lavica. Alcune chiese di Catania, non a caso, sono state costruite o comunque ornate con la pietra proveniente dalla Pirrera; fra tutte, la Chiesa di San Francesco d'Assisi all'Immacolata. Ancora, nella prima metà del '900, artisti come Concetto Marchese, Salvatore Zagarella o scultori come Emilio Greco, hanno realizzato monumenti funebri, sculture statuarie, busti e decori floreali nel cimitero monumentale di Catania, utilizzando la pietra bianca di Melilli. Intorno al 1940, come attestato da documenti d'archivio, si estraevano dalla cava approssimativamente 1152 metri cubi di pietra, esportata poi a Siracusa, Catania, Messina, Palermo e Malta. Ovviamente a Melilli l'utilizzo della stessa fu pressoché generale, servì infatti per l'edilizia religiosa, pubblica e privata.
Pirrera di Sant’Antonio 5, INGRESSO PH DAVIDE D’ORAZIO (Small)
Ph. credits: Davide D'Orazio
Pirrera di Sant’Antonio PH Davide D’Orazio (Small)
Ph. credits: Davide D'Orazio
Alla pietra si legarono le storie di abili maestri e scalpellini, ma ancor prima di loro, quelle dei pirriaturi (i cavatori), che staccavano i blocchi dalle gigantesche pareti a colpi di piccone e cunei di legno, con l'ausilio di torce per l'illuminazione. Il loro vissuto è rimasto per sempre impresso in quelle pareti lavorate con tanta cura che, alla pari di un monumento, sono testimoni, insieme al vicino Sentiero delle Cento Scale, di un mondo tanto semplice quanto affascinante. Anche i bambini condividevano quei luoghi, contribuendo al lavoro di nonni, padri e zii, attraverso la sostituzione dei manici dei picconi, quando questi si spezzavano, o facendo la spola per portare all'esterno della cava il materiale di risulta, una pratica al tempo consentita. La maestria di scalpellini e maestri ha fatto il resto, celebrando questa pietra lavorata come fosse un ricamo.
Ph. credits: Vittoria Gallo
La sua bellezza e la sua storia ne hanno consacrato la funzione di monumento alla città di Melilli e questa scintilla di rivelazione ha spinto la Cooperativa Timpa Viva, un gruppo di giovani professionisti motivati dalla passione per il loro territorio e orientati verso la promozione di strategie di educazione alla bellezza e alla sensibilità culturale, a reinserire il sito in un circuito virtuoso di tutela e valorizzazione.
La Pirrera di Sant'Antonio è un viaggio nelle trame del tempo, un racconto da assaporare e leggere da più prospettive, perché è la magia dell'inedito la cifra più significativa della sua identità.
Gennaio 2021
 
MATILDE MAGNANO

Ho studiato e lavoro in Sicilia, la terra che amo. Insegnare è il mio lavoro ma anche una delle mie passioni. Collaboro da molti anni con enti pubblici e privati per iniziative di promozione culturale e turistica, di marketing territoriale. Le mie giornate sono interamente dedicate ai miei studenti e al mio paese d'origine, oggetto di studio e fonte di ispirazione! Ma trovo anche il tempo di scrivere per SiracusaCulture.