“La più bella qualità di pietra - affermava il demologo melillese Sebastiano Crescimanno nel 1907 - è offerta dalle cave di Melilli e si esporta anche fuori dall'isola”. Tra le numerose pirrere un tempo attive nel territorio la migliore qualità di pietra apparteneva proprio alla Pirrera di Sant'Antonio, la cui industria estrattiva, nel primi del Novecento, era floridissima. Il minerale è scientificamente classificato come “pietra da taglio bianca, calcare del Miocene Medio degli Iblei, compatto, omogeneo, uniforme e relativamente forte”, caratteristiche che l'hanno resa ricercatissima da maestri e scalpellini nel corso del tempo. Stando alle dimensioni della cava è stato calcolato che, approssimativamente, il volume di roccia estratta sia stato di oltre 200.000 metri cubi.
È probabile che il processo di estrazione abbia avuto inizio nella seconda metà del 1400; tuttavia è certo che, negli anni successivi al terremoto del 1693, la Pirrera abbia rappresentato una di quelle cave sfruttate a pieno ritmo per fornire ai tanti cantieri che brulicavano in paese la rinomata pietra calcarea necessaria alla ricostruzione degli edifici distrutti dal sisma. Alla fama di questa pietra contribuì, secondo lo storico melillese Michele Rizzo, la circostanza che alcuni illustri architetti di Catania, giunti nel '700 a Melilli, l'avessero valutata qualitativamente superiore alla stessa pietra lavica. Alcune chiese di Catania, non a caso, sono state costruite o comunque ornate con la pietra proveniente dalla Pirrera; fra tutte, la Chiesa di San Francesco d'Assisi all'Immacolata. Ancora, nella prima metà del '900, artisti come Concetto Marchese, Salvatore Zagarella o scultori come Emilio Greco, hanno realizzato monumenti funebri, sculture statuarie, busti e decori floreali nel cimitero monumentale di Catania, utilizzando la pietra bianca di Melilli. Intorno al 1940, come attestato da documenti d'archivio, si estraevano dalla cava approssimativamente 1152 metri cubi di pietra, esportata poi a Siracusa, Catania, Messina, Palermo e Malta. Ovviamente a Melilli l'utilizzo della stessa fu pressoché generale, servì infatti per l'edilizia religiosa, pubblica e privata.