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Il Paesaggio Agrario Ibleo

SIRACUSA
Febbraio 6, 2021
La Pirrera di Sant’Antonio a Melilli
Febbraio 8, 2021
Ph. © Lorenzo Attardo

Il Paesaggio Agrario Ibleo

 
Per riconoscere i caratteri fondativi dell’identità dei luoghi, ovvero le invarianti del paesaggio, occorre individuarne gli elementi di pregio ma anche le strutture territoriali e urbane, i sistemi economici locali, i caratteri del paesaggio agrario, i modelli socio culturali e le relazioni tra loro intercorrenti, che non sono variati nel corso del tempo e che costituiscono il patrimonio territoriale.
La particolare struttura del tavolato calcareo del massiccio degli Iblei costituisce la principale invariante, anche percettiva, del paesaggio siracusano e ragusano. La riconoscibilità del territorio in questo ambito è costituita da morfo-tipologie costanti quali: gli altipiani calcarei, sede di un paesaggio agrario tradizionale caratterizzato dal sistema delle masserie; le profonde incisioni fluviali costituite dalle “cave” (canyon) la cui difficile accessibilità determina la persistenza di numerosi habitat di elevato pregio ambientale e nicchie di biodiversità vegetale per la numerosa presenza di piante endemiche; la fascia costiera in cui insistono luoghi di eccezionale pregio ambientale e paesaggistico quali le riserve naturali e marine, le zone umide, e infine i siti di eccezionale interesse archeologico (Megara Hyblaea, Thapsos, Eloro, la Valle del Tellaro, la Valle del Carosello, Kamarina), che costituiscono relitti di un tessuto oggi sottoposto alla massiccia pressione urbanistica, industriale e turistico-ricettiva del territorio.
 
Strettamente legata alla presenza del tavolato calcareo, la vegetazione potenziale caratterizzante è Oleo-Ceratonion (olivo-carrubo) che tende a ricoprire gli spazi lasciati dai seminativi in abbandono.
La risorsa territoriale che più caratterizza i luoghi iblei compresi nel Sud-Est della Sicilia è l’agricoltura, dalla tipica morfologia delle coltivazioni collinari di viti, carrubi e olivi, e degli allevamenti zootecnici, il cui modello aziendale diffuso, caratterizzato dalle piccole e medie dimensioni, le buone pratiche di conduzione, e da un ampia disponibilità di risorse idriche, hanno consentito nel tempo l’evolversi di un sistema produttivo più diligente e industrioso rispetto a quello del latifondo, centrato sulla coltivazione del grano, tipico della Sicilia occidentale.
L’attuale produzione agricola e agroalimentare è frutto della storia agricola degli iblei e presenta particolare specificità, un unicum omogeneo di particolare vulnerabilità: l’elevato pregio di alcuni di questi prodotti ha consentito il riconoscimento della loro qualità a livello nazionale e a livello europeo, nel rispetto di appositi regolamenti comunitari.
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I marchi di qualità commerciali collettivi ottenuti, identificano e tutelano il territorio e la sua vocazione per quel dato tipo di produzione. Tali riconoscimenti, al di là del vantaggio economico e produttivo del comparto agricolo, assumono il valore di incentivo al mantenimento dell’attività agricola stessa, che, solo alle condizioni espresse dai disciplinari di produzione, ovvero seguendo tecniche colturali tradizionali, potranno mantenere il riconoscimento di qualità. Fondamentale risulta poi che tali marchi favoriscano la conservazione del germoplasma delle singole colture; si pensi ad esempio all’olio di oliva la cui coltivazione in provincia è “zonizzata” attraverso la diffusione di alcune cultivar, caratteristiche di quell’areale produttivo. Non è da sottovalutare che la Sicilia è stata la prima regione nella storia del mondo antico, ove si è sistematicamente diffusa la coltivazione dell’olivo ad opera dei fenici e dei greci.
Il marchio, applicato alle produzioni agroalimentari provenienti da un luogo determinato, le cui qualità siano sostanzialmente o esclusivamente dovute all’ambiente geografico di provenienza, diffonde effetti immediati anche sul paesaggio agrario di riferimento che ne diviene valorizzato.
 
Nel territorio ibleo si producono un olio e un formaggio a denominazione d’origine protetta, D.O.P. Olio Monti Iblei e D.O.P. Formaggio Ragusano; si coltivano tre prodotti a indicazione geografica protetta, I.G.P. Arancia rossa di Sicilia, I.G.P. Pomodoro di Pachino, I.G.P. Limone di Siracusa; si vinificano D.O.C. Vino Eloro, D.O.C. Vino Moscato di Noto, D.O.C. Vino Moscato di Siracusa, a denominazione di origine controllata e il D.O.C.G. Vino Cerasuolo di Vittoria a denominazione di origine controllata e garantita. Melone di Pachino, Mandorla d’Avola, Carota novella d’Ispica sono in corso di riconoscimento.
Marzo 2020
 
ANTONINO ATTARDO

Agronomo e paesaggista, specializzato in divulgazione agricola. Progettista e direttore dei lavori di sistemazione a verde di numerosi parchi pubblici e giardini privati e del restauro di diversi sentieri natura e di forestazione nel territorio ibleo. Socio fondatore e primo Presidente della Sezione Sicilia dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, attualmente è componente della Speciale Commissione “Osservatorio Regionale per la qualità del paesaggio in Sicilia”. Premio nazionale “Città per il verde” nel 2000 e nel 2013, ha ricevuto una menzione speciale dal Ministero dei Beni Culturali nella candidatura al V Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa per il progetto di recupero degli antichi percorsi e valorizzazione dei paesaggi delle cave nel Val di Noto.
 
 
ALESSANDRA TRIGILIA

Agronoma e paesaggista, socia dell’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, da Dirigente della Soprintendenza Beni Culturali di Siracusa, ha coordinato gli aspetti tecnico-scientifici del Piano paesaggistico della provincia e ha collaborato alla perimetrazione del Parchi archeologici di Siracusa, Eloro e Leontinoi. Ha progettato e diretto i lavori di valorizzazione del giardino storico del Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Ha svolto attività di ricerca scientifica sulla vegetazione dell’area archeologica della Neapolis e sul verde naturalistico per il Piano di risanamento ambientale di Priolo e Augusta.