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Davide Bramante

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Ph. © Dario Bramante

Davide Bramante, l'ultras dell'arte

 
Incontro Davide Bramante a Siracusa, la sua città natale, in una fredda sera di gennaio per scrivere questo articolo.
Ci diamo appuntamento in piazza del Duomo e per chiacchierare al chiuso raggiungiamo la Galleria Montevergini, che un paio di decenni fa era luogo di elezione, celebrato dalle più importanti riviste, dei giovani artisti come lui. Prima coincidenza.
Nella penombra di via Santa Lucia alla Badia, incontriamo per caso un signore, settantino scriverebbe Camilleri, intento a sbirciare tra le fessure del cancello della Biblioteca Alagoniana. Me lo presenta, seconda coincidenza.
È Alfredo Romano, il maestro di Davide, il “professore strano con un’energia pazzesca” grazie al quale lui, ancora giovanissimo allievo dell’Istituto d’arte, capisce che nella vita vuole fare a tutti i costi l’artista e da quel momento diventa un ultras dell’arte. A 15 anni già conosceva tutti i numeri delle prestigiose riviste d’arte Tema celeste e Flash Art e nel grande studio in Ortigia condivideva giorni e notti con il maestro che lavorava alle opere da presentare alla Biennale di Venezia e, contemporaneamente, ospitava i numerosi grandi artisti che passavano da Siracusa, soprattutto per le mostre organizzate da Demetrio Paparoni.
 
Davide Bramante, Celestiale Shanghai, 2007
 
Davide Bramante, Ortigia dal Mare, 2017
 
Oggi Davide è un artista con un posto di rilievo nel mondo della fotografia d’arte e le sue opere sono presenti in importanti collezioni private, in quelle di grandi banche, di aziende come Barilla e Lavazza. Utilizza una delle tecniche più affascinanti della fotografia, usata molto di più nel cinema, quella dell’esposizione multipla in fase di ripresa, più scatti sulla stessa porzione di pellicola, per uscire, andare in giro per il mondo e catturare immagini, e invece che ricondurle a un reportage documentario, le fa diventare un’opera a parte, un altro mondo.
Il mio modo di fotografare – dice - è identico al mio modo di ricordare, pensare, sognare, sperare, tutto avviene per sovrapposizioni temporali e spaziali”. Ne risultano visioni simultanee di grandi città, porzioni assemblate dei suoi tanti viaggi e dei suoi pensieri, opere d’arte suggestive e seducenti esposte negli anni in oltre sessanta mostre tra personali e collettive in Musei, Fondazioni e Gallerie nazionali e internazionali, tra cui il MoMA New York Museum, il MACI di Isernia, il Palazzo delle Papesse di Siena, la Galleria d’Arte Moderna e il Museo Riso di Palermo e il Kunsthaus Tacheles di Berlino, la Korea Foundation di Seul.
 
Davide Bramante, Palermo (Natura Dolce), 2015

“Il mio modo di fotografare – dice - è identico al mio modo di ricordare, pensare, sognare, sperare, tutto avviene per sovrapposizioni temporali e spaziali”

 
Davide Bramante, Lisbon, Night and Day, 2007
 
La sua carriera, racconta con grande spontaneità, è fatta anche di tante coincidenze fortunate e di una personale capacità di mettersi in rapporto con il “sistema” dell’arte riconoscendo i momenti in cui lottare e quelli in cui stare tranquillo. A Torino, giovanissimo, frequenta in maniera spasmodica il mondo dell’arte, diventa assistente di artisti importanti come Michelangelo Pistoletto ma a un certo punto si allontana da loro per timore di rimanerne troppo soggiogato e di smarrire la sua strada. Proprio nel capoluogo piemontese, durante gli studi alla prestigiosa Accademia Albertina di Belle Arti, realizza la sua prima mostra di rilievo a cui ne seguiranno altre, frutto di incontri che fanno scoprire il suo talento a istituzioni importanti come la Fondazione Morra di Napoli.
È già un artista piuttosto affermato quando decide di “assentarsi” dai luoghi deputati dell’arte contemporanea per vedere l’effetto che fa. A ventinove anni, da Londra torna in Sicilia con l’idea di fare arte nella sua Siracusa, città che in quel momento viveva un momento di rinascita culturale, non si deprime quando tocca con mano le difficoltà e continua a coltivare la sua ricca rete di relazioni da Ortigia, dove ha vissuto fino a poco tempo fa.
 
 
“Chiunque si senta artista – mi confessa – ha dentro di sé un sogno, quello di avere un giorno un museo proprio, una fondazione, un luogo che possa contenere il risultato di una vita di lavoro. Io mi sono fatto questo regalo per i miei 50 anni”. Il regalo si chiama San Sebastiano Contemporary/Casa Bramante, un centro d’arte realizzato ristrutturando completamente un palazzetto nel centro storico di Palazzolo Acreide, la piccola città che Davide ama da sempre e che considera un luogo magico, pieno di energia, ideale per realizzare progetti perché “i palazzolesi sono persone che sanno stare al mondo”.
Terza coincidenza: quando Davide si innamora del palazzetto abbandonato da cinquant’anni che poi trasformerà in Casa e vuole acquistarlo, l’agenzia immobiliare si rifiuta di accompagnarlo perché è pieno di piccioni, ma lui non desiste dato che la sua più grande passione è allevare piccioni viaggiatori. Sì, un ultras dell’arte che fa le gare con i piccioni!
Il programma iniziale delle attività di San Sebastiano Contemporary/Casa Bramante è stato intercettato dall’arrivo della pandemia legata al Covid-19 ma le idee restano immutate e i contatti attivi: da Pasqua ad agosto di ogni anno spazio espositivo con un fitto programma di mostre, da settembre ad aprile residenze d’artista. Tutto l’anno uno spazio che possa accogliere persone e raccontare storie.
Come si sostiene tutto questo? “È una mia creatura – mi risponde – e come tutte le creature ci devo pensare io, come ai figli”, io capisco che la sua forza è la sua rete di relazioni e lui infatti conclude: “da soli nella vita non si fa niente”. E per un siciliano non è una coincidenza!
Gennaio 2021
 
ANTONIO GERBINO

Una vita passata a raccontare storie con le parole, la penna, la macchina per scrivere, il computer, l’obiettivo. L’ultima in ordine di tempo, nel libro Il patrimonio degli equivoci. Allarme beni culturali in Sicilia. Non ho resistito all’idea di guidare SiracusaCulture, di cui sono Direttore responsabile.