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Platone a Siracusa

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Anselm Feuerbach, Il Simposio di Platone,1874, Alte Nationalgalerie, Staatliche Museen zu Berlin

Platone a Siracusa

 
La Siracusa greca vide la presenza di tante figure fondamentali per lo sviluppo della cultura classica prima e occidentale poi, figure che primeggiavano nelle arti di scrittura, di retorica, di filosofia. Tra questi, spicca il nome di Platone che ebbe un rapporto conflittuale ma affascinante con la città di Siracusa. E’ possibile trovare vari riferimenti nei testi antichi riguardo il rapporto tra Platone e Siracusa, e lui stesso ne scrive. I dettagli variano, ma l’idea generale di cosa sia successo rimane chiara.
Secondo Diodoro Siculo, la prima visita di Platone a Siracusa, risalente circa al 387 a.C., avvenne su richiesta di Dionisio I, il quale si considerava uno scrittore, e voleva circondarsi di intellettuali famosi e poeti, “uomini di fama”, che avrebbero potuto istruirlo e revisionare le sue poesie. Secondo altre fonti invece, il primo viaggio di Platone a Siracusa fu motivato dall’interesse del filosofo nel visitare l’Etna. Fu durante questa prima visita che Platone incontrò Dione, il cognato di Dionisio I, e da qui nacque un’amicizia che legò Platone a Siracusa e lo coinvolse direttamente negli affari politici della città per più di venticinque anni. Platone e Dioniso I invece non riuscirono ad andare d’accordo, probabilmente per la troppa franchezza dimostrata da Platone nei confronti delle poesie e delle politiche del tiranno. Pertanto, Platone tornò ad Atene lo stesso anno, dopo essere stato addirittura venduto da Dionisio I come schiavo per venti mine sull’isola di Egina.
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„ἐλθόντα δέ με ὁ ταύτῃ λεγόμενος αὖ βίος εὐδαίμων, Ἰταλιωτικῶν τε καὶ Συρακουσίων τραπεζῶν πλήρης, οὐδαμῇ οὐδαμῶς ἤρεσεν, δίς τε τῆς ἡμέρας ἐμπιμπλάμενον ζῆν καὶ μηδέποτε κοιμώμενον μόνον νύκτωρ”

Quando Dionisio I morì, suo figlio, Dionisio II, ereditò il governo di Siracusa, e nominò Dione uno dei suoi più stretti consiglieri. Dionisio II inizialmente si mostrò in luce positiva: tagliò le tasse e liberò prigionieri politici, e dimostrò una “passione acuta, se non addirittura sfrenata, per gli insegnamenti e la compagnia di Platone”. Questo spinse Dione ad invitare Platone a tornare in Sicilia: nessuno meglio di lui avrebbe potuto insegnare al giovane tiranno l’importanza della giustizia e la moderazione; avrebbe potuto “prendere il controllo di una giovane anima adesso gettata in un mare di grande autorità e potere, e raddrizzarla con i suoi insegnamenti”. Platone esitò prima di tornare, ma nel 367 a.C. decise di incontrare nuovamente Dione e cominciare a lavorare con Dionisio II, credendo fermamente che la “purificazione di un uomo” avrebbe potuto “curare la Sicilia di tutti i suoi tumulti”.
Non ci volle molto, però, prima che la presenza di Platone a Siracusa cominciasse a destare sospetti. Dione aveva nemici politici potenti, che invidiavano il suo potere su Dionisio II e credevano che Platone fosse per loro una minaccia. Con il tempo, riuscirono a fare nascere un conflitto tra Dione e Dionisio II, che portò all’esilio di Dione e agli arresti domiciliari temporanei per Platone nella cittadella in Ortigia. Dione potè portare le sue ricchezze con sé nel Peloponneso, mentre Platone rimase in Sicilia con l’infelice compito di soddisfare l’ego di Dionisio II. Più avanti, a Platone fu concesso di tornare ad Atene, a condizione che non organizzasse una rivolta con Dione.
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Raffaello, Platone e Aristotele, la Scuola di Atene, 1509-1511 circa, Musei Vaticani, Roma
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"... e giunto a Siracusa, non ero per nulla contento della "vita beata", come si dice lì, piena com'è di banchetti italiani e siracusani, perchè la vita passa ingozzandosi di cibo due volte al giorno e non coricandosi mai da solo la notte..."

La terza visita di Platone a Siracusa fu motivata dalla sua preoccupazione per la vita di Dione. Dionisio II mandò dei messaggeri ad Atene per richiedere il ritorno di Platone a Siracusa. Dissero che Dionisio II aveva fatto grandi progressi nei suoi studi filosofici, mentre Dionisio II in persona scrisse a Platone, promettendogli che “non avrebbe mostrato alcuna pietà verso Dione, a meno che Platone non tornasse in Sicilia; se si fosse convinto, avrebbe mostrato ogni pietà”. Quindi, Platone tornò a Siracusa nel 362, “cosicchè potesse misurare la strada ancora una volta verso mortale Cariddi”. Sfortunatamente, come le altre volte, la terza visita di Platone a Siracusa fu travolta rapidamente dagli imbrogli di corte e fallì. Alla fine tornò ad Atene e raccontò dei suoi viaggi a Dione mentre partecipavano alle Olimpiadi del 360. Il messaggio era chiaro: Dionisio II era incorreggibile e pericoloso.
Dione cominciò ad organizzare subito un’invasione di Siracusa, per vendicarsi di Dionisio II, che gli aveva sottratto il denaro e le sue terre, e aveva costretto sua moglie a sposare un altro uomo mentre Dione era in esilio. Si sentiva in dovere di contrattaccare. Nel 357, con l’aiuto di Speusippo e altri membri dell’Accademia di Platone - un gruppo di cui Platone non fece parte, data la sua età ed il suo atteggiamento fermamente contrario alla vendetta - Dione approdò a Siracusa e riuscì a conquistare la città mentre Dionisio II guidava una sua campagna militare in Italia. Il controllo che Dione esercitò sul potere siracusano, però, non durò a lungo. Si trovò rapidamente al centro di un conflitto con un leader populista di nome Eraclide, che approfittò del sospetto che i siracusani nutrivano per Dione. Nel corso dei due anni successivi, Dione fu esiliato per la seconda volta, poi richiamato a Siracusa quando Dionisio II e i suoi soldati tentarono di riconquistare il potere nel 355, con grande orrore per la maggior parte dei Siracusani.
Dopo uno scontro particolarmente distruttivo in città, Dione riuscì a sconfiggere Dionisio II per la seconda volta, riuscendo così a conquistare il benvolere dei Siracusani come mai prima. Tuttavia, di fronte alla continua faziosità di Siracusa e l’arroganza del governo di Dione, i sostenitori di Dione lo abbandonarono velocemente, e venne assassinato da Callipo, un membro dell’Accademia di Platone. Siracusa “continuava a sostituire un tiranno con un altro”. I pochi sostenitori di Dione rimasti fuggirono a Lentini, e chiesero a Platone suggerimenti politici.
La Settima Lettera scritta nel 353 a.C. è la risposta di Platone.
From: Plato at Syracuse: Essays on Plato in Western Greece with a new translation of the Seventh Letter
by Jonah Radding, edited by Heather Reid and Mark Ralkowski (Sioux City: Parnassos Press, 2019).
Plato_Silanion_Musei_Capitolini_MC1377
Platone, copia romana del I secolo d.C. del ritratto eseguito da Silanion 370 a.C. circa, Musei Capitolini, Roma