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Le Città della Provincia

Egle Palazzolo
Gennaio 17, 2021
Exedra ARTS
Gennaio 22, 2021
Ph. © Eliseo Lupo

Le Città della Provincia

 
Dal 1693, anno del terremoto devastante, questa parte dell'Isola ha vissuto processi di modernizzazione e trasformazione profondi ed estesi che hanno innanzitutto interessato l'assetto abitativo e il paesaggio agrario con l'introduzione e la crescita di colture nuove accanto alle tradizionali colture della vite, dell'olivo, del carrubo e del grano: canna da zucchero, limoni e mandorle. Tonnare e grandi masserie hanno anticipato i processi di trasformazione moderna dell'agricoltura e costituito l'ossatura di un paesaggio agrario e produttivo che ha concentrato, trasformato ed esportato prodotti agricoli fin nel nord Europa e nelle Americhe.
L’accresciuta importanza dei porti nell’economia del territorio porterà, nel XX secolo, alla scelta di abbandonare la vecchia denominazione di Val di Noto e di Contea di Modica a favore di nuove entità amministrative che nel ventennio fascista si concretizzeranno con la creazione delle due province, quella di Siracusa e quella di Ragusa.
Le città portuali della costa ionica vedono nel contempo sparire e polarizzarsi il ruolo militare: Augusta resta città militare e ancora oggi la presenza della Marina riveste un ruolo determinante nella vita della comunità mentre a Siracusa, già alla fine dell’Ottocento prevale la scelta della portualità nella città vecchia che intanto si espande sulla terra ferma.
 
Demolite le mura, le case di Ortigia crescono anche in altezza e vengono ricoperte con tetti a falde in sostituzione delle altane che permettevano l'accesso all'aria nella vecchia città murata. In quegli stessi anni la cultura europea scopre il mito dell'antico come valore per le classi abbienti e poi, come fonte di svago, anche per la cultura di massa.
La Marina di Ortigia

 
In tempi più recenti la crescita dell'utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili e l'importazione dai mercati medio orientali del petrolio porta ad allocare nell’area di Augusta - Priolo e in altre aree costiere siciliane come Gela e Milazzo i grandi complessi di raffinazione e trasformazione del greggio, insediamenti favoriti dall'abbondanza dell’acqua necessaria per i processi di raffinamento ma anche dalla grande disponibilità di manodopera a basso costo, indotta a una forte emigrazione locale piuttosto che verso il Nord. Grandi raffinerie limitrofe a grandi aree archeologiche, alle porte delle città. Un modello di sviluppo che per anni ha portato lavoro e ricchezza.
Megara Hyblea
foto Santalucia città 2a
 
Dopo gli insediamenti post terremoto del 1693, le città crescono disordinatamente occupando, come a Siracusa, tutta l'area dell’antica città greca o addossandosi ai centri storici sino a nasconderne il profilo come a Palazzolo Acreide.
Nascono i villaggi turistici sulla costa come risposta imprenditoriale alla domanda di “vacanze” organizzate, ma il valore di posizione dell'area geografica e il valore di rendita dell’antico, vengono colte molto bene da quelle forze che negli stessi anni bocciano il piano di sviluppo di Siracusa e tentano la completa trasformazione di Ortigia in città moderna attorno a pochi monumenti da conservare.
L’Ortigia odierna, pur con le sue lacerazioni, è il felice risultato di una battaglia civile per la conservazione dei centri storici che venne condotta allora anche nel resto d’Italia. Oggi Ortigia, come altri centri storici, corre inevitabilmente i rischi connessi con il suo stesso appeal, con il turismo dello svago e non della esperienza e della partecipazione.

La Zona Industriale e Città Giardino alle porte di Siracusa

"Le Feste Archimedee", Ortigia

 
Questi sono i processi che hanno lasciato i “monumenti” che raccontano quel passato.

Si tratta spesso di “monumenti” privi del fascino di un teatro antico, una chiesa, un palazzo, un giardino ma altrettanto importanti dal punto di vista storico. Sono documenti che scorgiamo percorrendo le strade e le città e che a volte trasmettono il senso dell’abbandono: come l'Hangar per dirigibili sulla collina davanti Augusta che potrebbe essere riconvertito a nuove funzioni sociali o il complesso delle batterie di costa sulla punta della penisola della Maddalena, le tonnare lungo la costa, i tracciati ferroviari, i ponti e le gallerie, lo stesso vecchio circuito automobilistico di Siracusa. O come il petrolchimico che di notte emana un apparente fascino ma la luce del giorno trasforma in testimonianza di un modello di sfruttamento del territorio che ha lasciato sconvolgimenti sociali di intere comunità, disoccupazione e abbandono dell'agricoltura, sfruttamento del suolo e distruzione di paesaggi storici e naturali, abbandono di aree inquinate senza prospettive di risanamento o riconversione.
Nel paesaggio di oggi, il petrolchimico ha ridotto enormemente l'attività, riconvertendosi a nuovi processi e riducendo l'occupazione e l'inquinamento, ma non l'occupazione del suolo, mentre l'agricoltura va riprendendo gli spazi abbandonati e il turismo permette il diffondersi di una diversa coscienza dei paesaggi urbani e di quelli naturali.
Tutti i “monumenti” allora, anche quelli scioccanti, sono come nodi degli itinerari di viaggio, chiavi di lettura della comunità che abita un territorio, che al viaggio danno un senso.
Dicembre 2020
 
FRANCESCO SANTALUCIA

Architetto con la passione per la valorizzazione e promozione del patrimonio culturale e umano, a Siracusa ho vissuto un bel pezzo della mia vita professionale occupandomi del restauro di monumenti come Castello Maniace, di interventi come quello sulla piazza del Duomo, di vincoli per la tutela paesaggistica. Poi ho diretto la Villa del Casale a Piazza Armerina. Adesso scrivo e faccio parte della direzione editoriale di SiracusaCulture.