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Biblioteca Alagoniana

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Biblioteca Alagoniana

La Biblioteca Alagoniana

 
La Biblioteca Arcivescovile Alagoniana rappresenta un prezioso scrigno in cui viene gelosamente conservato un patrimonio di 70.000 volumi diviso tra un fondo antico composto da 20 codici miniati, 70 incunaboli, e diverse migliaia di libri stampati tra il 1500 e il 1830, ed un fondo moderno (dal 1831) aggiornato con le più moderne edizioni bibliografiche. I voluminosi manoscritti, i codici miniati, gli incunaboli, i rari libri dei secoli passati, rappresentano un unicum nel panorama culturale siracusano, patrimonio a cui per secoli hanno attinto, e continuano ad attingere, eruditi studiosi, storici, studenti, e ricercatori in genere.
“… sub anathematis paena proecipimus, ne quisquam ab hac Biblioteca Venerabilis Seminarii Clericorum folia, libros, quinterna, e manuscripta quacumque causa, vel quesito colore extrahere, et esportare…”
Con l’autorità riconosciutagli dal diritto canonico, questo anatema, dettato dal Vescovo Giambattista Alagona, ipso facto avrebbe raggiunto chiunque avesse asportato per qualunque causa libri, fogli, manoscritti o parti di libro dalla Biblioteca Arcivescovile Alagoniana di Siracusa.
Per meglio comprendere la motivazione che spinse il Vescovo Alagona a emanare questo importante decreto ecclesiastico altrimenti conosciuto con il nome di 'scomunica', bisogna ripercorrere il periodo storico compreso fra la metà del XVIII e il primo trentennio del XIX secolo, epoca questa in cui Siracusa giunse al massimo splendore culturale dopo i secoli di oblio succeduti ai fasti dell’epoca classica.
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È comprovato che a creare le basi per questa meravigliosa rinascita fu la presenza in città di due importanti istituti scolastici; la scuola del Seminario e la scuola dei Gesuiti famosa per il rigido programma di studi.

 
In questi due istituti vennero formati intellettuali di altissimo livello come il poeta Tommaso Gargallo, i sacerdoti Giuseppe Logoteta e Giuseppe Capodieci, per citarne solo alcuni, i quali dedicando la loro vita agli studi e alle ricerche archeologiche riportarono in luce la magnificenza passata della città.
Le loro opere date alle stampe, giunsero nelle più remote località del vecchio continente stimolando la fantasia dei tanti eruditi europei, i quali, con grande interesse nell' ambito del cosiddetto Grand Tour tanto in voga in quegli anni, giungevano sino a Siracusa.
Accolti come membri onorari nelle più importanti Accademie europee insieme ad altri intellettuali siracusani come Cesare Gaetani, Francesco Di Paola Avolio, Saverio Landolina, si resero artefici di un fitto scambio epistolare con personaggi celebri tra i quali spiccano i nomi come Alfieri, Metastasio, Sand, Canova, Cousin, Montalembert. Queste lettere, considerate una preziosa eredità, sono ancora oggi scrupolosamente conservate presso la Biblioteca Alagoniana.
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L'altro l'elemento concomitante da prendere in considerazione, che diede una ulteriore accelerazione al risveglio delle attività culturali, fu l'avvio di una tipografia a Siracusa.
 
Non essendo presenti tipografi in città, per la stampa di libri o anche di semplici fogli volanti, l’interessato doveva recarsi suo malgrado a Catania, a Messina o a Palermo.
Il sempre crescente numero di opere che uscivano dalla penna dei nostri intellettuali spinse il Senato della città a interpellare un importante tipografo catanese Gioacchino Pulejo, chiedendogli di avviare una stamperia a Siracusa, e presi i dovuti accordi, venne inaugurata nel 1757 all' interno del cortile del Palazzo Arcivescovile. Il fabbricato che la ospitava, tuttora esistente, è riconoscibile dal cantonale realizzato in conci di pietra lavica, come richiesto al momento della stipula del contratto ai rappresentanti del Senato dallo stesso Pulejo in memoria del colore degli edifici della sua città.
È nel contesto di questo fermento culturale che si colloca la nascita della Biblioteca Arcivescovile, fatta costruire a proprie spese e sin dalle fondamenta dal Vescovo Giambattista Alagona nel 1780 per destinarla a 'Pubblica Libreria' da servire alla gioventù locale. Lo stesso Vescovo donò tutti i suoi libri aggiungendoli a quelli del suo predecessore Mons. Requisenz, ma riuscì a colmare solo un terzo degli scaffali, e il poeta Tommaso Gargallo a tal proposito, nella descrizione della città nell'opera "Memorie Patrie" per servire allo ristoro di Siracusa stampata nel 1791, nel capitolo riguardante la Biblioteca Alagoniana scrisse con malizia,“Appare rari Nantes in gurgite vasto”.
Le cronache raccontano che il munifico Vescovo Alagona a seguito di questo scritto noleggiò un bastimento e si recò a Napoli per acquistare un gran numero di opere scelte, in modo da colmare i vuoti nelle grandi scansie della Biblioteca, e fu in questa occasione che venne acquistata la pregiata "Bibbia Poliglotta" stampata a Londra nel 1652.
Negli anni seguenti il patrimonio librario fu incrementato grazie ai lasciti dell’Abate Sinesio, del Conte Gaetani, del Barone Impellizzeri , del Landolina, nonché dei preziosi 50 volumi manoscritti del parroco Giuseppe Capodieci, inesauribile miniera di informazioni riguardanti la storia della città.
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A proposito, dimenticavo l’incipit. Oggi il prezioso materiale è protetto da sofisticati e moderni sistemi di controllo e sorveglianza, ma per più di due secoli bisogna ammettere che l' unico sistema di protezione che ha permesso di far giungere integro fino a noi il patrimonio costituito dal Vescovo Alagona, terrorizzando anche i più malintenzionati, è stata la solenne scomunica ancora oggi non invalidata.
Sergio Cilea
 

“… sub anathematis paena proecipimus, ne quisquam ab hac Biblioteca Venerabilis Seminarii Clericorum folia, libros, quinterna, e manuscripta quacumque causa, vel quesito colore extrahere, et esportare…”