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L’Archeologia della Città di Siracusa

Goliarda Sapienza
Gennaio 3, 2021
Biblioteca Alagoniana
Gennaio 8, 2021
Ph. © SK

L'Archeologia della Città di Siracusa

 
Poche città al mondo si presentano, agli occhi dei viaggiatori, come una serie ininterrotta di fotogrammi che hanno catturato oltre tremila anni di storia delle civiltà del Mediterraneo. Siracusa è senz'altro tra queste.
Le ricerche archeologiche hanno documentato la presenza di una stabile comunità umana sull'isola di Ortigia secoli prima dell'arrivo dei coloni greci, ma è innegabile che la città persista, strato dopo strato, da più di 2750 anni, nello stesso sito con un assetto che deriva dall'impianto urbano greco, stabilito e delineato fin dalle prime fasi della sua esistenza, in parte ancora oggi riconoscibile.
Strade, spazi pubblici, orientamenti tracciati più di duemila anni fa, sono lo scheletro su cui la città è cresciuta, passando attraverso fasi costruttive diverse, in alcuni casi evidenti, in altri più nascoste dalle sovrapposizioni successive.

Artista anonimo, mappa di Ortigia nel Seicento


"bellissima da qualsiasi direzione vi si arrivi, sia per terra che per mare."

L'isola di Ortigia è il cuore di questa città vivente, quintessenza ideale del termine “centro storico” perché abitata, senza soluzione di continuità da ventotto secoli, affascinante luogo su cui si sono posati, tra gli altri, gli occhi di Platone, Cicerone e Federico II di Svevia, ma che non esaurisce in sé l’esperienza del viaggiatore.
L’intero spazio urbano, fin nelle sue periferie, è infatti un libro da sfogliare, alla scoperta dei luoghi più famosi e iconici che si concentrano in almeno due altri punti focali: il quartiere della Neapolis con lo straordinario Parco Monumentale che ne porta in nome e fa da contenitore a gioielli come il Teatro Greco, l’Anfiteatro Romano e l’Orecchio di Dionisio, e il quartiere di Epipoli, dove si trovano i resti della fortezza dell’Eurialo e delle Mura Dionigiane.
 
Temi e percorsi diversi si offrono a chi ha la pazienza e la curiosità di seguirne il filo conduttore: le architetture religiose della città greca, con i templi di Ortigia, gli spazi pubblici e le grandi realizzazioni monumentali della Neapolis, le architetture militari di Epipoli. E la sintesi di tutto ciò, che si espande nello spazio dell’intera cuspide sud-orientale della Sicilia e si dilata nel tempo, dalla preistoria più remota ai primi secoli del Cristianesimo, si materializza nelle sale del Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi, uno dei più grandi e ricchi del Mediterraneo, all’interno del quale a manufatti di rara bellezza, come la Venere Anadiomene o il sarcofago di Adelfia, si accompagnano oggetti della vita quotidiana nel passato.

 
L’archeologia a Siracusa è tutto questo e molto altro ancora: lembi della città antica affiorano qua e là come silenziose testimonianze del suo passato, talvolta chiusi al pubblico in attesa di giorni migliori, come nel caso del complesso monumentale del cosiddetto Ginnasio Romano o del Tempio di Zeus, il cui basamento e le cui due massicce colonne si affacciano, su di un terrazzo naturale a Sud della città, sullo specchio del Porto Grande offrendo al visitatore una veduta di Ortigia immortalata in un celebre quadro di Ettore De Maria Bergler.
Tutto questo, in fondo, non deve stupirci. Perché stiamo solo parlando della “più grande e più bella delle città greche (…) bellissima da qualsiasi direzione vi si arrivi, sia per terra che per mare”.
Ottobre 2020
 
SALVATORE CHILARDI

Archeozoologo e paleontologo, laureato in scienze e specializzato in beni culturali. Studia il rapporto tra uomini e animali nelle società del passato come risorsa economica, alimentare, simbolo sociale e rituale. Avido lettore di storia e dei classici della letteratura greca e latina, ma anche di saggi di astrofisica e meccanica quantistica, vive perennemente in equilibrio tra il mondo dei numeri e quello delle lettere…e scrive per SiracusaCulture.
 
Ettore De Maria Bergler, I ruderi del Tempio di Giove Olimpico a Siracusa, 1891, Palermo Assemblea Regionale Siciliana, palazzo dei Normanni