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Dagli Iblei alle Città

Santuario della Madonna delle Lacrime
Novembre 21, 2020
Goliarda Sapienza
Gennaio 3, 2021
© Ph. Eliseo Lupo

Dagli Iblei alle Città

 
La regione Iblea è un frammento della zolla continentale africana staccatosi e sviluppatosi circa 22 milioni di anni fa con un sistema vulcanico il cui culmine è oggi il Monte Lauro.
Confina attraverso la piana di Catania con il più recente sistema vulcanico dell'Etna e lungo il fiume Dittaino, con il sistema montuoso appenninico posto a ridosso del mare Tirreno. Tra i due sistemi si distende l'altopiano gessoso zolfifero, fondo sollevato dell'antico Mediterraneo.
Dall’alto vulcanico di Monte Lauro a Buccheri si dipartono sistemi fluviali che raggiungono lo Ionio a est e il Canale o Stretto di Sicilia a sud, attraversando un sistema di gradoni pianeggianti di dimensioni relativamente ampie. Il primo è costituito dalle pianure costiere, in gran parte alluvionali, che da Augusta si prolungano sino a Portopalo; sul secondo, attorno a 300 metri sul livello del mare, sorgevano Noto Antica e Avola Antica e oggi Canicattini Bagni, Floridia, Francofonte, Solarino. Il terzo gradone comprende Melilli, Ferla, Buscemi, Sortino e, nella parte sommitale siracusana, Palazzolo e Buccheri; nel ragusano, Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo e Giarratana che sorgono sul limitare della conca da cui hanno origine il fiume Anapo e, più a nord, il San Leonardo.
Dalla pendice meridionale dell'alto vulcanico, invece, si dipartono due corsi d'acqua, il Dirillo che ne delimita la regione ad ovest e l'Ippari. Lungo questi fiumi si è disposta sempre la presenza umana, prima penetrata dal nord, discendendo lungo i corsi d'acqua e attestandosi in siti facilmente difendibili e poi risalita lungo gli stessi corsi trasformando le antiche comunità in colonie greche. Pantalica e Kasmenai sono i centri di maggiore evidenza a cui si affiancano gli insediamenti di Castelluccio e altri di minore evidenza archeologica.
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"Il paesaggio dei gradoni geologici è interrotto da un sistema di profonde incisioni più accentuate nel versante est e denominate Cave, più distese e ampie nel versante sud. "

 
La formazione del paesaggio antropico moderno, in cui l'occupazione musulmana conclusasi proprio a Siracusa attorno all’870 dell'era volgare costituisce il definitivo passaggio dall’epoca delle invasioni barbariche al mondo moderno, è caratterizzata da un pendolarismo tra siti di collina e montani e siti di costa. Dopo il Gran terremoto del 1693 lo spostamento verso la costa diviene costante e anche la recente emigrazione verso le aree industriali conferma questo processo. I centri interni come Buccheri, Ferla e Buscemi si spopolano a favore di città come Palazzolo Acreide o di centri costieri come Melilli, Noto, Avola, Augusta, Siracusa, Rosolini.
Un elemento caratterizza la collocazione dei centri abitati sin dall'antichità, a partire dal sito di Pantalica, città sicula arroccata su un colle isolato tra due corsi d'acqua, l'Anapo e il Calcinara, o dalla collocazione di Thapsos o della prima Ortigia che risalgono al IX-VIII secolo prima dell'era volgare: sono tutti ben difendibili, fortemente eminenti o fortemente ridossati nel caso dei porti, all'interno di ampi golfi con accessi dal mare assai limitati o persino lungo canali trasformati o creati dalla mano umana come Brucoli, Frandanisi presso Augusta, il canale di Fanusa a sud di Siracusa o il canale ai piedi di Eloro all'ingresso dei pantani di Vendicari.
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Il paesaggio agricolo siracusano, caratterizzato da colture a pieno campo, solo di recente mostra una trasformazione verso la serricoltura che invece è diffusa da almeno 50 anni nel paesaggio ragusano. Forme fisiche addolcite dal tempo si contrappongono alle drammatiche incisioni delle cave, i colori vividi dell’agricoltura al grigio lucido delle serre. Nel colore della terra predomina il marrone intenso, mentre il verde scuro dei boschi acquista col sole una tonalità di blu profondo interrotta dalle macchie di lentischi, tamerici e mandorli. La viticoltura e l’agrumicoltura si concentrano sulla costa, mentre il seminativo si estende sulle prime balze degli Iblei.
 
Il paesaggio ragusano è caratterizzato da suddivisioni con muretti a secco, tecnica iscritta nella Lista del patrimonio immateriale dell’Unesco, frutto dello spietramento dei suoli ma anche della ripartizione delle terre in cui predomina la proprietà medio piccola a partire dalla fine del ‘400. Nelle chiuse il verde chiaro degli olivi e quello scuro del carrubo.
Gli allevamenti di bovini della razza modicana, un tempo diffusi sin nell'attuale provincia di Siracusa, oggi puntano a razze ibridate per ottenere animali capaci di buone produzioni con l’uso di poco mangime.
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I paesi di altura si affacciano ancora sul paesaggio con fronti di case con poche aperture e strette vie. Il terremoto del 1693 ha insegnato a non elevare troppo case e campanili. Solo Noto vede svettare cupole e torri campanarie in un teatro urbano in cui l'architettura costituisce lo scenario quasi di una “recita”.
 
L'uomo ha introdotto colture in un suolo ricco e capace di accogliere ma non ha modificato sostanzialmente i luoghi. Ha mescolato e meticciato specie e solo di recente ha provato a disconoscere la natura dei luoghi con l’illusione di una modernità che ha travolto la forma delle città e l’uso del suolo destinandolo a grandi impianti industriali, con l'occupazione delle coste e l’immobilizzo di capitali in migliaia di villette o seconde case che sottraggono alla fruizione collettiva il principale patrimonio naturale e fisico della Sicilia, la costa.
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I fotografi e i pittori di questa terra, per tutti Giuseppe Leone e Piero Guccione, descrivono campiture di colore, morbidi susseguirsi di colline e campi, sfumati evanescenti che rapiscono.
Vittorio De Sica con “Il Viaggio”, Franco Zeffirelli con “Storia di una capinera”, Gabriele Salvatores con “Sud”, Ficarra e Picone e tanti altri. I registi di ieri e di oggi colgono le contraddittorietà di questo paesaggio nella violenza delle storie ma colgono in questa terra l'essenza di racconto forse per la sua antichità geologica e antropica, essendo questo il luogo del mitico collegamento fisico con l'Africa testimoniato dalle scoperte prima dell'elefante nano nella grotta di Spinagallo e dell'Elephas maior nello scavo del Fusco all’ingresso sud di Siracusa.
November 2020
 
FRANCESCO SANTALUCIA

Architetto con la passione per la valorizzazione e promozione del patrimonio culturale e umano, a Siracusa ho vissuto un bel pezzo della mia vita professionale occupandomi del restauro di monumenti come Castello Maniace, di interventi come quello sulla piazza del Duomo, di vincoli per la tutela paesaggistica. Poi ho diretto la Villa del Casale a Piazza Armerina. Adesso scrivo e faccio parte della direzione editoriale di SiracusaCulture.